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Era una splendida giornata della fine di maggio quando il giovane baccelliere fece ritorno a Dogliani; una giornata tutta tepori e fragranze, come avviene per solito nei trapassi dalla primavera all'estate. Ma il nostro eroe badava assai poco alla bella giornata; l'animo suo era sordo alle liete voci della natura; invano la gran madre, a dirvela con una frase audacissima, si era infronzolita per lui. Il signor baccelliere si mostrava pensieroso, anzi peggio, stizzoso, di mala voglia; insomma, per usare una parola moderna, che risponde ad una moderna infermit

Il cielo, ancora buio, stillava un po' di brina, od altro di consimile: l'aria, non ricordandosi più de' tepori del giorno innanzi, era gelida; e l'aspettare di quei tre sul terrazzo non poteva dirsi la cosa più allegra del mondo.

Le tenebre non erano ancora tanto fitte, che l'occhio non potesse discernere i contorni degli oggetti. Un sordo calpestìo distrasse il visconte dalle erotiche fantasmagorie che lo cullavano in quel letto ancora pieno di tepori e di profumi femminili.

A Lalla la vista del Frascolini non fece nessuna impressione; tant'e tanto, a lei non poteva far nulla di male!... La sua figura plebea, gli stessi ricordi dell'ultima scenata ch'egli le aveva fatta a Borghignano, tutti insomma i molti ricordi di quella scappatella sentimentale, s'erano via via dileguati dal suo animo, alla stessa guisa che i primi tepori d'un bel mattino d'autunno fanno dileguare dai cristalli della finestra i fantastici rabeschi, i fregi bizzarri che la nebbia e il freddo della notte vi avevano disegnati.

Tornavamo col mio amico da una lunga passeggiata, in aperta campagna. La primavera era arrivata da parecchi giorni coi suoi tepori, coi suoi profumi, col suo vasto sorriso di verde e di sole, con la lieta gazzarra degli uccelli nidificanti tra i rami degli alberi, tra le siepi, con le farfalle che ci volteggiavano su la testa, d'attorno, mentre noi procedevamo per l'ampia strada, riandando con lieta spensieratezza i bei giorni della giovanile comunanza di studi, di aspirazioni, di sogni ora parte svaniti, e parte sostituiti da altre aspirazioni, da altri sogni, o da tristi e dolci realt

Il sole splendeva pel cielo azzurro: l'aria era carica di tutti gli effluvii, di tutte le fragranze, di tutti gl'inebrianti tepori della primavera. Ad un tratto Antonietta gettò un grido, e si rannicchiò nel fondo della gondola, accanto a Roberto.

Laurenti argomentava benissimo, e il suo cuore indovino metteva le fondamenta di un ottimo sistema terapeutico. Ma egli v'era alcun che di maggiore, di più efficace, che gli veniva in aiuto, e che egli per fermo non poteva scorgere, non che mettere in conto, poichè quella tal cosa era egli, egli stesso. La signora Argellani non aiutava il suo medico, non lo secondava nei generosi conati ch'egli faceva per arrestare lo struggimento delle sue forze vitali. Ma intanto un nuovo elemento era penetrato nella sua esistenza, e creava necessariamente consuetudini nuove. Il ghiaccio era rotto; la primavera alitava dintorno a lei, tutti i suoi stimolanti profumi, tutti i suoi vivaci tepori. La bella inferma credeva di esser sempre sola col suo rammarico, e non lo era gi

I primi tepori della primavera rinverdivano la natura, smaltando di gaie tinte il fondo del più bel quadro d'amore che mai potesse immaginare una mente d'artista. Colassù non vedevano alcuno, d'alcuno avevano, o cercavano, notizia. Giungevano lettere e le lasciavano chiuse nella sopraccarta; i giornali s'affastellavano sui canterani, accanto alla parete, colla fascia intatta.

Donna, mistero! Dovevo abbandonarmi al caso? Quali precauzioni adottare per opporsi alla sua cieca opera?... Ricordo benissimo; mi trovavo nel mio studio. Era una mattina verso la fine di aprile, quando i profumi di esso quasi si confondono coi tepori del maggio che sta per arrivare.

Alzor era alla Dora. Una sera di un giorno vittorioso egli aveva posto l'alloggiamento in un Santuario della Vergine. Fulgente di gioia, gloriosissimo e temuto, sontuosamente vestito, colla spada ricurva e con un pennacchio di diamanti, egli sedeva sui gradini dell'altare maggiore: gli incensi cristiani e e gli aromi insidiosissimi degli harem intorno a lui spandevano tepori e profumi: uno schiavo di Provenza suonava l'organo da flato: vampeggiavano per scherno sulle fredde lastre dei morti due grandi cataste di pino olente: danzavano seminude, procaci e velenose, o si raccosciavano sui sacri paramenti, afflosciate dalla volutt