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Facendo il mio esame di coscienza come un moribondo, trovavo dapprima che avrei potuto impiegare meglio il tempo, e forse se non avessi incominciato a vivere con una chimera, ora non arrischierei di morire per una imprudenza. Poi, scendendo sempre più profondamente nella mia anima, vi trovava dei misteri... sentivo che la gioventù, l'amore della vita, malgrado i disinganni e i dolori, mi tenevano ancora avvinghiato alla terra. La vita mi appariva sotto un nuovo aspetto al momento di perderla; e mi pareva che non fosse tanto atroce, da lasciarla per sempre senza rimpianto. Era forse vilt

Io, che avevo tanto amato i languidi sguardi, gli atteggiamenti melanconici della donna mia, sempre avvolta in una nube di tristezza, trovavo insoffribile il cinguettìo di quella nuova venuta. Ciarlando un po' di tutto, ella venne a dire di essere stata raccomandata alla marchesa Vittoria Prandi; era la donna dei miei pensieri.

Le note liete mi venivano dalla natura in fiore, che consolava la vista coi sorrisi della primavera; le note dolorose erano l'eco del primo amore perduto, delle speranze deluse, dei dolci sogni svaniti. La monotonia la trovavo nella scuola, ove un gregge d'idioti imparava a leggere per conoscere anche i mali passati, a scrivere per offendere la grammatica, a far conti per ingannare il prossimo.

Poi ci pativa tanto a lasciarci. Non si lagnava, simulava indifferenza, ma di notte piangeva e io trovavo l'indomani il guanciale bagnato dalle sue lagrime. »Ella non era nata per quel mestiere. »Un'altra, che fosse stata di quella razza, al suo posto si sarebbe leccate le dieci dita.

Vi ero tornato solo o con la mamma parecchie volte negli ultimi anni, e la chiamavo anche io Villa Amara perchè non vi trovavo nessun ricordo che potesse rallegrarmi, perchè neppure allora ne ricevevo nuove impressioni che riuscissero a scancellare le grigie impressioni infantili.

Io m'inchinai, ed essendo sopravvenuto un silenzio molesto, il Folengo occupò quell'intervallo nell'accomodare e nello spostare alcuni oggetti sulla tavola, che non ne avevano bisogno; alla prima ansia era succeduta in me la riflessione e con essa la calma speranzosa; non trovavo a' miei desideri alcun ostacolo degno di essere discusso.

«Ci eravamo tutti serrati intorno alla tavola del professore sulla quale era stato trasportato il coniglio morto, e, per combinazione, mi trovavo accanto al mio rivale Rosario Angher

A Roma non avevo che questo fioco lume, non sapendo il nome dei parenti di lei, e andavo ogni giorno a Porta San Paolo, trovavo ogni giorno la stessa risposta sconfortante. Frequentavo il Pincio, la chiesa anglicana, tutti i luoghi ove potevo sperare d'imbattermi in lei.

Due cose: primo: che una di quelle donne amasse me; secondo: che quell'amore fosse permesso. Per la prima cosa mi dicevano timido; per la seconda, ingenuo. Io lasciavo dire. «Dunque, la moglie d'altri: no. Restava una moglie per me. Ma, dicevo, bisogna trovare una che mi ami; ed io non la trovavo. Poi, io non ero esente da qualche inquietudine. La mamma non mi consigliava il matrimonio.

Leggevo con molta attenzione quello scritto, che mi pareva in complesso l'aborto d'una mente idiota; ma fra quelle parole senza pensiero, fra quelle frasi senza sugo, trovavo a un tratto un'idea luminosa, un concetto ardito, che pareva una gemma caduta nel fango. Subito dopo però l'imbecillit