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Le campane di San-Biagio, di San-Rocco, dei Cappuccini e degli Agostiniani di Musso, quelle di Sant'Eufemia del Castello, di Santo-Stefano e dei Riformati di Dongo e di altri monasteri vicini suonando alla distesa di buon mattino annunziarono che in tutte quelle chiese (nelle quali il Castellano aveva mandato, cogli ordini suoi, doni e monete) si celebravano messe e si cantavano inni sacri in rendimento di grazie all'Altissimo ed ai Santi per il favore accordato ai Mussiani nella battaglia di Bellagio, che così dalla prossimit

Sebbene spuntasse appena il giorno, mandò a risvegliare l'abbate di Frustemburgo parroco del Castello, e fece sonare le campane della Chiesa nella Rocca di Sant'Eufemia per far celebrare immediatamente la Messa, il che venne eseguito con gran concorso di Capitani e soldati, i quali tutti si recarono poscia ad assistere a più solenne celebrazione nel tempio maggiore di Musso.

Prima però vi recherete alla casa di Musso da mia sorella Margarita onde narrare ad essa la causa della mia partenza, persuadendola a stare di buon animo, e sia vostra cura il far disporre in Castello nella Rocca di Sant'Eufemia un quartiere convenevole a lei e all'altre mie parenti e persone che seco si trovano, ove dovrete condurle in caso di pericolo; e ciò farete pure coll'altre donne che appartengono a' miei Capitani, le quali, abitando in Dongo o in Musso, desiderassero rifuggirvisi".

È il primo pensiero del ferito, appena giunge all'ospedale. Le prime cure che riceve da persone ignote, quantunque amorevoli, richiamano alla sua mente quelle che vorrebbe avere dai suoi. È vero; disse Aminta. E se potessi far sapere ai miei che son qua, all'ospedale di Sant'Eufemia...

Quel ch'è fatto è fatto mormorò di nuovo il Santasillia, per rassicurarsi; ma il desiderio, l'ansia di conoscere la risposta dell'Adele non gli lasciavano pace... Intanto era presto notte; le sette dovevano essere sonate... Passeggiò ancora un'oretta buona passando e ripassando dal principio di via Sant'Eufemia, ma non aveva mai il coraggio di guardare in fondo alla contrada dov'era quella casetta sempre tutta chiusa, che egli aveva così ben disegnata nella mente, da poterla dipingere a memoria.

Divenuto adunque il Triulzo feudatario di Musso e delle sue Rocche, pensò ridurle a tale che valessero a sostenere gli assalti di quelle recenti armi fulminatrici; alzò a tal fine al di sotto di esse, poco discosto dal lago, un baluardo di grosse mura coi valli atti a sostenere lungo tutta la fronte le artiglierie, e questo serviva di scarpa, diremo così, al Castello; ai lati di quel baluardo tracciò due linee di mura che salendo paralelle pel monte venivano includendo la Rocca Visconti e quella di Sant'Eufemia ad un forte di cui egli piantò le basi, e che esser dovea assai più di quelle spazioso.

Aminta salì nondimeno da le scale di Sant'Eufemia, leggermente sorretto da un infermiere. Fu fatto entrare in una corsìa, dov'era ancora un letto libero. Si dice ancora, ma si potrebbe dire che era stato lasciato libero a mala pena, poichè il soldato che l'occupava da sette giorni era andato quel giorno a dormire il gran sonno. Lui partito, si era mutata la biancheria e messo a capo del letto un altro cartellino. Su questo fu scritto un altro nome, quello di Aminta Guerri, vi si aggiunse la patria, il reggimento, e, appena fu giunto il medico per la visita, anche la qualit

Si trascorse dunque lietamente la sera, fra i vini di Diamante e di Sant'Eufemia e fra gli ambrati moscadi di Trani, che allora, com'oggi, formavano la delizia dei bevoni. La profusione più pazza si osservò nella cena.

Soldato della patria anche lui, rimasto ferito, sotto Peschiera, e trasportato da pochi giorni a Sant'Eufemia. Se egli potesse muoversi, come verrebbe volentieri ad abbracciarvi! Un lampo di allegrezza balenò dagli occhi di Gino Malatesti. E lo sguardo, fisso negli occhi di Don Pietro, e il moto delle labbra, sembravano dire al visitatore: «Continuate! continuate

Mentre noi c'indugiamo in questi ricordi, Aminta Guerri è giunto a Brescia, ed è calato dal carro dell'ambulanza, davanti all'ingresso dell'ospedale di Santa Eufemia. Capitolo XIX. Sant'Eufemia! Si sentiva debole, il povero Aminta.