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Piangeva e rabbrividiva, con una consolazione lontana, una consolazione che le veniva dalle viscere, debole ancora, confusa, eppure deliziosamente soave. Poco lungi da casa incontrò Alberto che la sgridò con dolcezza, dicendole che era stata imprudente. Egli era agitato, temeva per lei; ma sotto l'ombrello che la riparava, non vide le sue lagrime, no, queste non le vide.

Amava la solitudine; un cerchio plumbeo le si era venuto formando intorno agli occhi; dal tanto patire, le carni le si erano fatte scure; talvolta, si lagnava colla fantesca, d'avere le labbra arse, e nel cuore un caldo come d'acqua bollente; tal'altra rabbrividiva, e poi parlava di mostri che le era parso di vedere.

Bice rabbrividiva al suo braccio camminando a testa bassa, egli trepidante di una emozione a mano a mano più intensa non trovava più modo di riannodare il dialogo, mentre dalla notte profonda le foglie sospiravano lentamente, e per l'aria tiepida il volo invisibile delle nottole discendeva talora quasi sino alle loro teste con fuggevoli soffi irrequieti. La strada parve loro più lunga.

La sua anima rabbrividiva nel silenzio di quella camera sacra alla morte, dacchè i becchini erano venuti un giorno a prendervi il cadavere del piccolo Giulio, dalla culla a fianco del letto. La culla era ancora , con quella bandiera bianca di merletti, che la copriva a mezzo, tutta bianca al di dentro, come aspettando il sonno di un altro bambino.

Rabbrividiva: in un fondo nero apparivano tre ombre insanguinate ad accusarlo: lo guardavano bieche..... egli le riconosceva, erano il sindaco di Saracisa.... il signor De Giovanni di S. Donato.... Rafaele il povero mulattiere. Chiuse gli occhi per non vederli, e fu peggio: essi stavano nel fondo nero, inesorabili, scrollando i teschi d'alto in basso quasi per dire, lo vedi come ci ha ridotto?

Queste cose Gabriella cercava sovente persuaderle a stessa; rabbrividiva però ogniqualvolta si rammentava il suo incontro con Camilla, l'abboccamento avuto con lei.... Quella rimembranza scuoteva fortemente le credenze, che andavano formandosi nell'animo suo, ma non le distruggeva, chè delle ragioni apparentemente giuste la fortificavano contro quegli assalti dello spavento.

E Gladiator, tutto dritto, che zampava in aria? e il grido, quel grido dalla vocina acuta e ridente: hop! Il signor Daniele rabbrividiva, poi sorrideva, poi tornava a sospirare profondamente. No, no, no; il povero ragazzo non avrebbe mai potuto dimenticarla.

La sentiva come un incubo pesargli sul cuore: la vedeva, nell'immenso orizzonte della fantasia, apparirgli ora minacciosa, ora insinuante; ma sempre fatale a Gabriella, fors'anche a lui medesimo.... E rabbrividiva, temeva, esitava....

Egli rabbrividiva allora, pensando che anch'esso poteva essere condannato alla galera, e quindi venire calcato in quella putrida fogna, e frammisto a quei volgari malfattori, a quei ladri, a quegli omicidi, che colle infami vesti sul dosso, e colle colpe più infami sulla coscienza ridevano della pena insieme e del delitto.

Il Duca era vinto.... la scena era stata troppo forte per lui. Sulla sua fronte pallida il sudore si rinnovava ogni momento. Balbettava sconnesse parole.... batteva i denti.... rabbrividiva, smentendo, nel codardo abbandono di quel momento, tutta la sua calma di gentiluomo, la sua placidit