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Ora, Anacleto diede, o confermò, a Ruggeri il titolo di re. Nella quale è peccato solamente, che sia durata cosí poco questa prima dinastia normanna e sei altre ne sien succedute poi: mentre continuava una sola in parecchi principati europei, e fra gli altri, in quello, tanto piú umilmente e lentamente cresciuto, della monarchia di Savoia.

E il fatto sta, che mutando nomi o luoghi speciali, secondo le occorrenze, questa unione di tre grandi principati nazionali del settentrione, del mezzo e del mezzodí d'Italia, è forse la sola confederazione possibile in Italia, la sola che possa salvare o rivendicare mai la nazionalitá di lei. Certo, era la sola a que' ; e, spento Lorenzo, ella si spense fino a' nostri.

Ma in ogni maniera di pratiche o di teoriche, il pessimo de' principati è quello in cui la successione, non determinata da niuna legge, si fa volta per volta, per adozioni, per destrezze, per intrighi, per forza, per compre.

Poscia ne’ due penultimi tripudi Principati e Arcangeli si girano; l’ultimo è tutto d’Angelici ludi. Questi ordini di tutti s’ammirano, e di giù vincon , che verso Dio tutti tirati sono e tutti tirano. E Dïonisio con tanto disio a contemplar questi ordini si mise, che li nomò e distinse com’ io.

Allora l'Impero avrebbe potuto risorgere e riprender vita come monarchia tedesca, frenando a tempo questa rinuncia all'Italia. Ma il fatalissimo matrimonio siciliano di Arrigo VI, e la non ancora esaurita lotta di principii fra l'Impero e la Chiesa resero questo impossibile. L'astuto Arrigo arenò nel suo disegno di rendere ereditaria in Germania la corona imperiale a dispetto dell'aristocrazia temporale e spirituale. In Italia, dove egli aveva aggiunto alla sua casa le corone di Napoli e di Sicilia, restaurò il feudalismo germanico sotto le forme di principati feudali tedeschi, limitò gli Stati della Chiesa, e strinse un anello di ferro intorno a Roma ed al Papa. Ma la sua morte precoce, la vacanza dell'Impero e le lotte per la conquista del trono, depressero d'un tratto nuovamente la potenza imperiale. Il grande Innocenzo III impugnò la bandiera della nazionalit

Quindi quell'ire di popolo a nobili, legalmente ingiuste, equamente giustissime, ma avvelenate dall'invidie; e adoperate poi dagli avidi di popolaritá, non men frequenti ne' governi liberi che gli avidi di favore ne' principati assoluti.

Poscia ne' due penultimi tripudi Principati e Arcangeli si girano; l'ultimo e` tutto d'Angelici ludi. Questi ordini di su` tutti s'ammirano, e di giu` vincon si`, che verso Dio tutti tirati sono e tutti tirano. E Dionisio con tanto disio a contemplar questi ordini si mise, che li nomo` e distinse com'io.

E studiando dunque i principati non meno che le repubbliche, noi noteremo fin di qua, che qui si vede la gran differenza tra un principe assoldator di condottieri, e un principe condottiero lui stesso. Quattro anni bastarono a Francesco, principe nuovo ma militare, per finir quelle guerre che avean occupata tutta la vita di Filippo Maria, principe antico ma non militare.

Non vi fu sangue al tempo suo; pochi di quegli stessi esigli, i quali son forse inevitabili nelle repubbliche, dove qualunque cittadino presente può forse esser potente; mentre ne' principati puri è facilissimo annientar un suddito, presente come assente.

Uno di quegli usci si aperse, e ne balzò fuori un coso tondo, un cor contento in tonaca da frate. Era il signor Prospero. Alcuni secondi dopo si aperse l'altro e ne usci un bel padrino, su cui si posarono gli sguardi curiosi di tutta la famiglia fratesca. Dio santo, che figura d'angelo fatto frate! Angeli, arcangeli, serafini, cherubini, troni, dominazioni, virtù, potenze, principati, ditelo voi, a quale dei vostri cori e delle vostre gerarchie appartenesse quel gentile padrino biondo, con que' labbruzzi vermigli, quelle guance rosse e quegli occhietti ladri. In verit