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Il difetto degli Spagnuoli che colpisce fin dalle prime lo straniero, è questo: che nell'estimare le cose, gli uomini e gli avvenimenti del loro tempo e del loro paese, sbagliano, se così può dirsi, la misura; ingigantiscon tutto; vedono ogni cosa come a traverso una lente che ne dilata spropositatamente i contorni. Non avendo avuto da lungo tempo una partecipazione immediata nella vita comune d'Europa, mancò loro l'occasione di paragonarsi cogli altri Stati, e di giudicar stessi dal paragone. Perciò le loro guerre civili, le guerre d'America, d'Affrica, di Cuba, sono per loro quello che son per noi, non la piccola guerra del 1860 e 61 contro l'esercito papale od anche la rivoluzione del 1860; ma la gran guerra di Crimea, quella del 1859, quella del 1866. Dei combattimenti, sanguinosi senza dubbio, ma non grandi, che illustrarono le armi spagnuole in quelle guerre, parlano come i Francesi di Solferino, i Prussiani di Sadowa, gli Austriaci di Custoza. I Prim, i Serrano, gli O'Donnell, sono generali che mettono al lato dei più insigni degli altri paesi. Mi ricordo del chiasso fatto a Madrid per la vittoria riportata dal general Morriones su quattro o cinque mila Carlisti. I deputati, nella sala di conversazione delle Cortes, esclamavano enfaticamente: Eh! La sangre española! ; alcuni dicevan persino che se un esercito di trecentomila Spagnuoli, si fosse trovato in luogo dei Francesi nel 1870, sarebbe corso difilato a Berlino. E certo non si può dubitar del valore spagnuolo, che diede di tante prove; ma è lecito il supporre che fra Carlisti disordinati e Prussiani stretti in corpi d'esercito, fra soldati d'Europa, per farla più larga, e soldati d'Affrica, fra grandi battaglie campali, dove la mitraglia miete le vite a migliaia, e combattimenti di diecimila soldati per parte, con disparit

Nel monte che si leva più da l’onda, fu’ io, con vita pura e disonesta, da la prim’ ora a quella che seconda, come ’l sol muta quadra, l’ora sesta». Paradiso · Canto XXVII ‘Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo’, cominciò, ‘gloria!’, tutto ’l paradiso, che m’inebrïava il dolce canto. Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso de l’universo; per che mia ebbrezza intrava per l’udire e per lo viso.

per cui le fronde, tremolando, pronte tutte quante piegavano a la parte u’ la prim’ ombra gitta il santo monte; non però dal loro esser dritto sparte tanto, che li augelletti per le cime lasciasser d’operare ogne lor arte; ma con piena letizia l’ore prime, cantando, ricevieno intra le foglie, che tenevan bordone a le sue rime,

Nel monte che si leva più da l’onda, fu’ io, con vita pura e disonesta, da la prim’ ora a quella che seconda, come ’l sol muta quadra, l’ora sesta». Paradiso · Canto XXVII ‘Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo’, cominciò, ‘gloria!’, tutto ’l paradiso, che m’inebrïava il dolce canto. Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso de l’universo; per che mia ebbrezza intrava per l’udire e per lo viso.

Per l'effetto della scena, A' tuoi piè, signor, mi getto.... Deh! non volgermi la schiena.... Ti commova il mio dolor.... Innocente fu il duetto... Son qual ero, onesta e pura.... Ci batteva la misura Dell'orchestra il direttor.... È mio destino... E innocenza vanti ancor?.... PRIM. Attestar che il vero ho detto Può l'orchestra tutta quanta L

Qualcun potria sorprenderci.... Prudenza! usciam di qua! Primadonna, che si avanza a passo di carica e si arresta dopo quattro passi. PRIM. Dove mi inoltro?.... il sol tramonta....

per cui le fronde, tremolando, pronte tutte quante piegavano a la parte u’ la prim’ ombra gitta il santo monte; non però dal loro esser dritto sparte tanto, che li augelletti per le cime lasciasser d’operare ogne lor arte; ma con piena letizia l’ore prime, cantando, ricevieno intra le foglie, che tenevan bordone a le sue rime,