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Accolto a Milano da Galeazzo, presevi la corona regia, e depose Galeazzo che in breve morí. Poi, evitando Bologna guelfa, scese a Toscana per Pontremoli e Pietrasanta; si guastò con Pisa l'antica ghibellina, per arti di Castruccio che la voleva; e l'assalí e prese, ma non diella a Castruccio. Ma il nuovo duca morí l'anno appresso 1328.

Al R. Delegato della Lunigiana, impaurito de' discorsi sovversivi che andava facendo una mano di volontari lombardi, che da Pontremoli moveva alla volta di Firenze per raggiungere Garibaldi , scriveva: «Sono un diluvio di cavallette. Consideriamole come una piaga di Egitto, ed operisi con tutti i nervi onde presto passino e contaminino meno luoghi che sia possibile» .

Il potente signore di cinquanta castella, da Montobbio a Pontremoli, vicario e capitano generale della Riviera di Levante da Rapallo a Sarzana, principe del Senato e quasi protettore della Repubblica di Genova, non aveva tra tanti consanguinei, tra gli aderenti più saldi, l'uomo che potesse andare a Pisa per lui.

Il giardino di Gioiosa Guardia, anzi i giardini, perchè erano quattro, bisognava andarli a cercare in alto, come gli orti pensili di Semiramide. Si stendevano essi sui bastioni della rocca, per tutta la lunghezza delle cortine, fiancheggiati e conterminati dalle torri, che, per conseguenza logica quanto architettonica, erano appunto quattro, senza contare il battifredo, gran torre più alta, dalla parte dell'ingresso, colla campana al sommo e con l'orologio nel mezzo. Forte arnese per guerre medievali, la Gioiosa Guardia non poteva più dirsi tale in un tempo che le artiglierie mobili e di grande gittata potevano batterla da parecchie eminenze circostanti. Ma essa non s'aspettava di queste noie, e il suo padrone, amico della pace, ne lasciava il carico ad altri luoghi fortificati della sua parentela, da Montobbio a Pontremoli. In uno di quei casi di necessit

Allora Roma diedesi a' tedeschi; ma questi furono tra breve invasi, morti molti, spaventati i superstiti dalle febbri endemiche; ondeché si ritrasse Federigo per Toscana, e fu quasi fermato dalla cittaduzza di Pontremoli, e salvo dal marchese Malaspina che il condusse a Pavia.

Ma pensate, replicò Gian Aloise, non vedendo altro nella risposta del capitano Fiesco che un effetto di modestia soverchia, pensate che sareste spalleggiato da tutti. Duemila uomini son pronti a Sarzana, e mille a Pontremoli; tutta gente che al vostro cenno correrebbero sotto Pisa. Non vi parlo della gente che ho tra Rapallo e Lavagna, che ben sapete quant'è.

Ne faceva parte anche Nino Bixio, che in un suo taccuino, avuto in dono da Goffredo Mameli, cosí ne descrive l'itinerario: Partito da Genova con un avanzo della Legione Mantovana il 3 novembre 1848. A Pontremoli il 5 novembre. Da Pontremoli il 10 idem. A Firenze il 15 idem. Da Firenze il 16 idem. A Ravenna il 21 idem, dove raggiungiamo la legione Garibaldi. Cfr.

E la legione del Garibaldi quale, e come composta? Da prima la formarono alcuni uomini, manco una compagnia, superstiti ai combattimenti di Moranzone e di Luino, vi si aggiunsero poi i bersaglieri mantovani i quali licenziati a Torino nell'ottobre, vennero a Pontremoli nel novembre del 1848 dove ebbero dal ministero democratico toscano armi, vesti, ed anco un po' di danaro; sul finire del mese raggiunsero il Garibaldi a Ravenna, nella quale citt