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All'esultanza frenetica del giorno innanzi, succedette la mestizia dell'addio. Parve una scena di famiglia; la partenza d'uno di casa. Addio senza strepito, quasi muto; al nostro passaggio ognuno si scopriva il capo, molti ci stendevano la mano anche da lungi, e molti avevano gli occhi rossi. La spiaggia, il molo, le case prospicienti il porto rigurgitavano di spettatori.

Il bosco, il monte, il poggio erano lo scenario di quei piccoli drammi; e le risa e i pianti del fanciullo e le risa e le rampogne della giovane eran noti agli annosi alberi amici, che stormivano al vento, che stendevano il loro fogliame al tepore del sole. I giorni di capriccio non eran pochi nella vita di Brunello.

Dietro i cavalli, e dietro l'altra schiera dei personaggi della corte, si stendevano due file lunghissime di guardie dell'Imperatore, vestite di bianco.

Le punte accuminate dei monti, gli scoscesi burroni erano tutti bianchi, come l'immensa volta del cielo: gli sconfinati orizzonti che ci si stendevano innanzi a noi ci rendevano piccini, piccini; i castelli, i villaggi, lo chiese che così di frequente si trovano in quelle catene di monti, si alzavano forse un metro dal suolo e ti apparivano quasi informi ammassi di neve.

Erano nella campagna bella e sorridente, in tutto il lusso di una vegetazione di giugno; magnifici panorami si stendevano dinanzi a loro.... e non vi badavano.... Un sole ardente li feriva de' suoi raggi.... e non si curavano di evitarli.... Ad un tratto il rumore di una carrozza gli scosse... Si volsero.

Durante la discussione che seguì, le voci dei due poeti formarono un muro di strepito intorno a Nino e a Nancy, che li isolava permettendo loro di discorrere insieme. Quanti anni hai? chiese Nino, guardandole la fronte blanda su cui le sopracciglia si stendevano come ali tranquille sopra gli occhi ridenti. Ho sedici anni, disse Nancy, e la fossetta s'incavò. Ma Nino non sorrise.

Fuori nevicava le poltrone stendevano le loro braccia di velluto, e una volta adagiati sopra di esse era difficile rialzarsi. Il duca si levò l'abito, si avvolse in una casacca di seta a colori smaglianti, accese il narguilhé che posava per terra, e appoggiati i piedi sulle sbarre del camino cominciò ad aspirare voluttuosamente il fumo odorante, mentre nel vaso il fuoco profumato crepitava.

Il Calchi e il cav. Magi, padrino dell'onorevole Dassi, cominciarono a contare i passi e a preparare il terreno, segnando delle righe in terra col carbone; su una tavola in fondo sotto la pittura del Guglielmo Tell che scappa dalla barca, gli altri due padrini confrontavano le sciabole, mentre i due medici nel vano d'una finestra stendevano sopra un banco pieno di mosche e di goccie secche di vino la batteria dei loro ferri chirurgici bianchi, lucenti, di cui andavano ripolendo l'acciaio fino sul panno della manica. Non mancavano le bende, il cotone fenicato e le ultime novit

Ma ella, con una forza raddoppiata dalla disperazione, si svincolò dalla stretta di lui e incominciò a correre per la stanza, rovesciando mobili affinchè le servissero di barriera, schivando le mani avide che si stendevano di continuo per abbrancarla, respingendo quella bocca protesa per cogliere un bacio sul suo volto.

Altri, a piedi nudi, coi gomiti all'aria come le ginocchia, traducevano la loro vita grama di poveracci che basivano sul marciapiede e stendevano la mano ai passanti. Le donne si lasciavano commuovere. Alcune singhiozzavano e dicevano che era meglio morire che vedersi trattati come birbaccioni che avevano fatto del male.