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Ora: siete voi che avete aperto uno stipetto a capo del mio letto, e che ne avete tolto un taccuino di velluto violetto, con delle carte di Stato? Sissignore! gridò Adriano, levandosi. Conchiudete. Ah! voi lo confessate dunque? borbottò il duca, tremando di collera. Siete voi dunque che avete rubate le mie carte!

È inutile avvertire che c'erano pure alcuni reporters di giornali cittadini, occupati a notar nel loro taccuino i nomi dei presenti e i gesti e l'attitudine dell'onorevole.

« In che modo? «Trassi di tasca il taccuino, ne strappai due foglietti, scrissi sull'uno: «Partite», sull'altro: «Restate». « Ecco: vedete queste due parole su questi due pezzi di carta? « Le vedo. E poi?

Lo attaccano per l'appunto, ed io sono il primo inscritto nel vostro taccuino. Davvero? rispose ella con aria astratta. , marchesa, e quantunque mi dolga di rubarvi subito al mio ottimo amico Aloise.... il quale tuttavia.... Tuttavia!... Stiamo a vedere, signor Cig

E seguitava a guardare me ed il taccuino, coll’aria di un uomo pentito d’avere attaccato discorso, mi valsero i ragionamenti coi quali volevo persuadergli che non ero un carabiniere travestito, un esattore, altro agente fiscale, come io credevo temesse. Ma non era questa la sua paura, e più insistevo ad abbonirmelo, più lo trovavo riluttante, finchè stretto dalla mia insistenza e fissando con occhi sempre più stralunati il taccuino e facendosi il segno della croce, balbettò gi

«Povero signore! dice poco dopo il signor Asdrubale, non ne imbrocca uno, non ne imbrocca; io non ce l'ho proprio il fante di picche, lo cerco... ma non ce l'ho proprio; povero signore! E dette queste parole, nota nel taccuino il nuovo guadagno, raduna le proprie carte, nasconde il tutto nella giubba e si abbottona da cima a fondo per l'ultima volta.

Così risoluto di rendergli servizio, si vestì in fretta, mise nel taccuino alcuni biglietti di visita, e uscì di casa in compagnia del Collini, suo Pilade improvvisato. L'Assereto fu presto scovato tra piazza dei Banchi e il vicolo de' Cartai, ragguagliato d'ogni cosa e persuaso a dare una mano.

Non avendo a fare altro collaudai l'addizione, con le mani in saccoccia e l'anima tutta dietro i miei tisici ricordi aritmetici. Il cassiere avea ragione, la somma era giusta; 14,780. Vi dirò pure, non senza una certa mortificazione, che, avendo, per una radicata superstizione napoletana, ripassati i numeri nel mio taccuino, quando scesi dalla casa abbandonata me gli andai a giocare al lotto.

Non appena ci vide entrare, s'impadronì di Lidia, l'abbracciò, le presentò una ventina di cavalieri caricandole il taccuino di tanti nomi, ch'io a stenti riuscii a fissare un giro di valzer con lei.

Lo condusse prima a comperare una statuina di bronzo ch'era stata donata dal re, e fu lei che ne fissò il prezzo; poi a comperare un ricco tappeto, poi un quadro, un orologio, un album e via via, senza più lasciarlo, finchè non ebbe fatto la visita di tutte le sale, seguiti da Marco Baldi che notava, sopra un taccuino, le compere fatte e il prezzo convenuto.