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La fiera di beneficenza ci porta via tre ore buone. Oramai non ne possiamo più. Siamo in moto dalle nove del mattino; sentiamo il bisogno di sedere, e non per pochi minuti. Inoltre, lo spuntino del mezzodì non ha fatto altro che aguzzar l'appetito. Gli "artisti" lasciano il teatro delle loro glorie alla vigilanza del segretario comunale, e vanno a desinare all'osteria, piuttosto male, ma non senza buon condimento d'allegrezza. Poi, tant'è, vogliono dare un'ultima occhiata alla fiera, contendersi gli ultimi doni, sentire le ultime suonate della banda di Dusiana. Tutto è venduto, portato via alla fortuna del polizzino; restano i banchi vuoti e la cassa piena. Si son fatte seicento novanta lire; paion poche, e si arrotonda la cifra, quotandoci in parecchi per aggiungerne dieci. S'intende che sono settecento lire nette, da consegnare alla direzione dell'Asilo. Le spese le abbiamo fatte noi villeggianti, così per la banda di Dusiana, come per l'arredamento dello stabile e per l'ordinamento della fiera. Dei doni per la lotteria, i due terzi sono stati regalati dalla contessa Quarneri. Sia detto a sua lode; non diventer

A questo punto sior Bortolo mostrò al principale un polizzino supplementare con la nota delle tasse e dei legati che conveniva pagar subito, e disse in qual modo, salvo sempre l'approvazione di S. E., egli aveva creduto di provveder la somma occorrente.

Intanto che queste cose avvenivano nelle carceri dello Spielberg, i congiunti dei prigionieri riceveano, due volte all'anno, un polizzino sottoscritto dal governatore della fortezza contenente queste parole: «Il signor (e qui il nome del prigioniero) gode buona salute»; oppure: «è ammalato». I passi fatti da questi congiunti a pro dei prigionieri avevano un esito diverso a seconda dei casi. Agli uni si rispondea che S. M. non avrebbe indugiato gran fatto a perdonare ogni cosa; agli altri, per lo contrario, che S. M. era stata pur troppo misericordiosa per l'addietro, ed era ormai risoluta di non più usare clemenza. L'imperatore non si tenne dal venire a Milano nel 1825, ove fu assediato dalle suppliche delle famiglie involte nel lutto. Il padre di Gaetano Castillia, vecchio venerabile, e pur costante nella sua devozione inverso all'Austria, presentossi all'imperatore, il quale dissegli con affabilit

Un ignoto pose in mano del conte Verri un polizzino scritto, dicendogli lo leggesse ai colleghi; e questo polizzino, che non fu letto pubblicamente, solo perchè non ebbevi il tempo da ciò, era di carattere evidentemente contrafatto, e suonava così: La Spagna e l'Alemagna hanno scosso il giogo francese; l'Italia dee fare altretanto.

No, ti giuro; e quando ti avrò raccontato ogni cosa, vedrai che si tratta di ben altro. Ora non è il momento. il luogo; soggiunse Filippo. Lasciami dar la valigia a qualcheduno. C'è qui Pilade, il mio servitore. Hai bagaglio? , e che bagaglio! un cassone. Consegna il polizzino a Pilade; sar