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Briccone! mi dice, dopo essermi stato tranquillamente a sentire. Vuoi venire ai ferri, e farmi credere che non sei innamorato di Armida? Te lo giuro! Che ragione avrei per mentire con te? La contessa Quarneri è bellissima; la vedrai, e l'ammirerai come faccio io, ma intendendo anche tu che si possa ammirar la bellezza, senza scaldarcisi più che tanto.

Cavalier bagnato. 17 settembre 18... Una grossa bega evitata; che fortuna! Per quanto gridassi di voler provvedere da me alle faccende mie, m'avrebbe seccato mortalmente un duello con questo conte Quarneri, degnissimo gentiluomo che non ho mai più visto conosciuto dal giorno che l'ho dato a balia.

Da Cuma, poi, o da altro dei suoi luoghi di villeggiatura, non scriveva più lettere, ma biglietti, pagillares, come dicevano allora, da stare nel pugno; e guai a stringere, non se ne spremeva una goccia di sugo. Che cosa dovrò raccontarti io da Corsenna? La contessa Quarneri, mi dici; e vedo che ti sta molto a cuore.

Basterebbe che io le riferissi un brano di discorso della signora Quarneri. Quanto l'amo, quel caro Leopardi! E dica, è sempre laggiù confinato nella sua Recanati? Rinaldo a Filippo. 25 luglio 18... Che idee ti passano per la testa?

Il vostro caso, del resto, non è nuovo nella storia; si è dato il simile, tremila e più anni fa, nell'isola d'Itaca, ed è toccato alla regina Penelope. Ce ne aveva un bel numero anche lei, che non le davano tregua. Ma un giorno capitò Ulisse a casa, e li conciò per le feste. Se uno di questi giorni, imitando Ulisse, il savio conte Quarneri....

Ad un certo punto, approfittando della distrazione di uno dei ragazzi, viene a raccogliere una palla a poca distanza da me. Avrei dovuto alzarmi io a raccoglierla; ma mi tratteneva nel dialogo una battuta un po' lunga della contessa Quarneri. Passando leggera davanti a noi, la signorina Wilson mi gitta poche parole, che rompono a mezzo il discorsetto della mia interlocutrice.

Arrivato l'ultimo nel salotto della contessa Quarneri, ci son pure rimasto un'ora buona, per non parerle desideroso di fuggirla, o seccato dalla compagnia importuna: e nondimeno ho dovuto partirmene per il primo, tanto quei tre Anabattisti tenevano duro.

Abiti convenienti per una gita in montagna sono stati messi fuori dalla contessa Quarneri, dalle signorine Berti e dalle due Wilson, madre e figliuola: cappellini semplici, senza sfoggio di nastri e di pennacchi, giacche alla marinara e gonne corte, che lasciano vedere i borzacchini di pelle chiara, allacciati sopra la noce del piede.

La signorina Wilson è venuta al mio fianco, a caso, e per non rimanerci a lungo. Di che cosa le parlava con tanto ardore la signora Quarneri? mi chiede. Di poeti, in genere; rispondo. Ma più del Leopardi. Ne va matta. ? -esclama lei, torcendo le labbra. Oh cara!

Il conte Quarneri! il marito della contessa? Che cosa vuole egli da noi? Che ne so io? Dev'essere un altro che ha i nervi. È venuto altre volte? , a cercare di Lei, e gli ha risposto il signor Filippo che Lei era ammalato, perciò volesse parlare con lui, che faceva lo stesso; tanto erano amici. Non gli è parso che fosse la medesima cosa, e se n'è andato borbottando.