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Tre o quattro commissioni rapidamente e bene eseguite lo avevano fatto entrare nelle grazie dell'Orso peloso. Ora Cardello non stava più fuori, a spiare ficcando la testa tra i battenti del portone socchiuso.

Da otto giorni era preannunziato lo spettacolo: Vita e morte di Santa Genoeffa; e l'Orso peloso e sua moglie lavoravano a mettere in assetto i personaggi: a trasformare Colombina in Santa Genoeffa, Carlo Magno in Principe del Brabante, e altri pupi in gentiluomini di corte.

Cardello, vedendo il viso rabbuiato e gli occhi torvi dell'Orso peloso indugiava, per non lasciare donna Lia sola con lui. Quel peggioramento della bambina capitava proprio in mal punto. Con che animo la disgraziata avrebbe potuto far la parte di Colombina quella sera, se lui stesso prevedeva di non saper dire due parole per conto di Peppe-Nappa e di Peppe-Nino?

Sapeva a memoria molte parti e riusciva ad imitare così bene la voce dell'Orso peloso secondo i diversi personaggi, che col solo aiuto di un ragazzo per muovere un altro burattino, lo stesso aiuto che da principio egli aveva dato a don Carmelo, si sarebbe potuto guadagnare facilmente il pane.... Mah! Mah!

In quella graziosa cittadina egli era così conosciuto, che fin l'unico giornaletto settimanale aveva annunziato come un avvenimento l'arrivo del Re dei burattinai con molta soddisfazione dell'Orso peloso, come Cardello continuava a chiamarlo anche quando ne parlava con la povera padrona, che ne sorrideva.

Quando si dice il destino! Era proprio vero: ognuno ha il suo destino!... Se don Carmelo non avesse ammazzato la povera donna Lia la rivedeva come in quella notte, in una pozza di sangue, coi capelli sciolti e le mani increspate dalla convulsione della morte egli errerebbe ancora di paese in paese, non sempre sicuro che l'Orso peloso guadagnasse da regalargli qualche paio di lire al mese e da dargli da mangiare ogni giorno; e forse, all'ultimo, si sarebbe trovato su una via, senz'arte parte....

Cardello, abituato con l'Orso peloso che parlava poco e a scatti, si sentiva un po' intronata la testa dalla parlantina del nuovo padrone; e lo guardava maravigliato, quasi sospettoso che dentro quel corpo corto, grassoccio, roseo, fosse nascosto un meccanismo da fargli muovere rapidamente la lingua. E nei due giorni dopo, altre e altre istruzioni e raccomandazioni.

L'Orso peloso, con gli occhi sbarrati, coi capelli irti, si rivestiva in fretta, apriva la porta e scappava senza neppure dirgli una parola, quasi non avesse udito il grido di lui e non si fosse neppure accorto della sua presenza.

I ragazzi lo avevano soprannominato Orso peloso sin dal primo giorno; ma poi si erano accorti che era meno orso di quel che immaginavano. Si piantava a gambe larghe su la soglia, con le braccia dietro la schiena, tirando dense ondate di fumo dalla pipetta mezza carbonizzata; e, dopo aver guardato attorno, si rivolgeva a qualcuno di loro: Ehi, ragazzo!

E così parlando, l'Orso peloso non aveva smesso di spiantare le assi del palcoscenico, di piegare le quinte di carta e il sipario, aiutato un po' da Cardello che aveva aperto gli occhi spauriti dalla paura ed era indignato anche lui per l'offesa fatta al suo principale.