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Il lettore che sa di storia letteraria di Sicilia può farci qui un appunto cronologico. Il sonetto del Meli è del 1805, e l’Accademia era nata quindici anni prima.

⁴¹ Sarebbe forse D. Gioacchino Torre, a cui tra gli altri si rivolge con un brindisi il Meli? ⁴² G. Lanza e Branciforti, Diario cit.

E qui con amaro sorriso presentasi l’abate Meli. Nessuno più civilmente di lui studiò la societ

²⁷⁹ G. Meli, Riflessioni sullo stato presente del Regno di Sicilia intorno all’agricoltura e alla pastorizia. Autografo pubblicato per cura del Prof. G. Navanteri. Ragusa, 1896.

²⁵⁷ Meli, Riflessioni, p. 5. Sul far della sera codesti lazzaroni gridavano a perdifiato fino a mezzanotte cercando d’impietosire e di scroccare qualche poco di limosina. Hager li sentiva gridare: «La divina Pruvidenza!.... Puvireddu mortu di fami!... O boni servi di Diu, faciti la carit

Ed eccolo nella Capitale, ove il Meli lo vede e descrive, ed ove con le sue parole lo descriviamo anche noi.

Si poteva dire che la fantasia del Meli La Origini lu munnu veniva stimata dal Vigo verit

Furon viste in alcune contrade di Palermo persone cibarsi di erbe selvatiche, altre raccogliere fichi immaturi e cuocerli in aceto, altre strappare il pane che i padroni avean gettato ai cani, altre morire²⁶⁹. ²⁶⁹ D’Angelo, Giornale ined., pp. 45-46. Il Meli vide che L’erbi cchiù vivi e inutili, Li radichi nocivi Cu l’animali spartinu L’omini appena vivi.

Agli annullamenti di voti femminili seguivano a quando a quando, anzi non di rado, i matrimonî d’amore. La monachella del Meli, stanca della vita che le tocca a trascinare nel chiostro, spiattella chiaro e tondo che ha fatto la sua brava petizione di nullit

⁴²² Meli, Poesie, p. 148. Che fosse stato tale, lo dissero tutti i contemporanei; ma dell’opera poetica di lui labili ricordi restano, più che per le poche poesie edite, per le molte manoscritte, a ragione o a torto a lui attribuite; della oratoria scarsi, mediocri documenti; e della teologica, per quanto lodata, dissertazioni per le quali pochi ebbero ragione di annoverarlo fra i grandi maestri della scienza di Dio.