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Il lettore che sa di storia letteraria di Sicilia può farci qui un appunto cronologico. Il sonetto del Meli è del 1805, e l’Accademia era nata quindici anni prima.

L’Accademia attendeva allo studio del corpo umano. Dodici volte all’anno, nella sua sede di S.a Lucia, vecchi maestri in mezzo a giovani laureati, con premurosa attenzione assistevano alle dissezioni anatomiche. S.a Lucia era la casa che prendeva nome dalla vicina chiesa presso lo Spedale grande (palazzo Sclafani). Oggi essa è una semplice memoria; ma chi s’indirizzi per la via dei Biscottai e, giunto sotto l’arco dello Spedale, volti a sinistra verso la turpe via del Fondaco, scoprir

Accettiamo il disappunto, e torniamo indietro. Noi facevamo quella citazione solo per mostrare quali fossero gl’intendimenti dei «sicilianisti» di allora. Ma tornando indietro, non troviamo meno siciliana l’Accademia. Bambina di due anni, il 18 ottobre 1793, essa per bocca del più forte poeta del tempo dopo il Meli, benchè del Meli non entusiasta, non balbettava, ma con franca parola esprimeva i sentimenti che l’animavano. Questi sentimenti sono d’una profondit

Il titolo non dice tutto. L’Accademia sosteneva non doversi scrivere parlare altrimenti che in siciliano: siciliane le poesie, siciliane le prose, siciliane

L’Accademia dei medici, gi

L’uso della idroterapia appassionava tutta una schiera di medici capeggiata da Giacomo Todaro. Ai gretti pregiudizi dell’influsso degli astri sulle funzioni fisiologiche contrapponeva ragioni fisiche Gregorio-Russo. La chemiatria, nata dall’ibrido connubio delle massime di Galeno e dei dommi di Paracelso, cadeva sfatata agli attacchi di Buonafede Vitale; e sotto i vigorosi, intelligenti colpi del catanese Agostino Giuffrida e del palermitano Andrea Gallina, plaudente l’Accademia dei Jatrofisici, crollava lo strano edificio del meccanismo flogistico di Boerahawe la cui autorit

Lasciata la casa dei Principi di S.a Flavia, nella quale era stata tenuta a battesimo dal March. di Giarratana, Girolamo Settimo, e da G. B. Caruso, e dove era cresciuta a correzione del brutto andazzo letterario dei tempi, l’Accademia del Buon Gusto nel 1791 veniva accolta, ospitata, sussidiata dal Senato, che ne diveniva così mecenate naturale.

Con le leggi che la governavano, con un prestabilito genere di argomenti per le materie scientifiche e per le letterarie, l’Accademia procedeva tranquilla a furia di dissertazioni su cose ecclesiastiche e discorsi eruditi e letterarî.