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Ma ella camminava come un’allucinata, senza guardare alcuno, alta e pallida, con gli occhi visibilmente rapiti nella celeste immagine, sicchè alcune donne si buttaron a ginocchi e baciaron l’orme de’ suoi piedi, e il borgo si mosse dietro lei per seguirla, e tutti riconobbero i segni dell’elezione.

Questi, l’orme di cui pestar mi vedi, tutto che nudo e dipelato vada, fu di grado maggior che tu non credi: nepote fu de la buona Gualdrada; Guido Guerra ebbe nome, e in sua vita fece col senno assai e con la spada. L’altro, ch’appresso me la rena trita, è Tegghiaio Aldobrandi, la cui voce nel mondo dovria esser gradita.

Questi, l’orme di cui pestar mi vedi, tutto che nudo e dipelato vada, fu di grado maggior che tu non credi: nepote fu de la buona Gualdrada; Guido Guerra ebbe nome, e in sua vita fece col senno assai e con la spada. L’altro, ch’appresso me la rena trita, è Tegghiaio Aldobrandi, la cui voce nel mondo dovria esser gradita.

non mi lasciar», diss’ io, «così disfatto; e se ’l passar più oltre ci è negato, ritroviam l’orme nostre insieme ratto». E quel segnor che m’avea menato, mi disse: «Non temer; ché ’l nostro passo non ci può tòrre alcun: da tal n’è dato. Ma qui m’attendi, e lo spirito lasso conforta e ciba di speranza buona, ch’i’ non ti lascerò nel mondo basso».

non mi lasciar», diss’ io, «così disfatto; e se ’l passar più oltre ci è negato, ritroviam l’orme nostre insieme ratto». E quel segnor che m’avea menato, mi disse: «Non temer; ché ’l nostro passo non ci può tòrre alcun: da tal n’è dato. Ma qui m’attendi, e lo spirito lasso conforta e ciba di speranza buona, ch’i’ non ti lascerò nel mondo basso».

Taccia di Cadmo e d’Aretusa Ovidio, ché se quello in serpente e quella in fonte converte poetando, io non lo ’nvidio; ché due nature mai a fronte a fronte non trasmutò ch’amendue le forme a cambiar lor matera fosser pronte. Insieme si rispuosero a tai norme, che ’l serpente la coda in forca fesse, e ’l feruto ristrinse insieme l’orme.

Per quel nemico, acerbo Destin che sotto un giogo empio curvava Il capo tuo superbo; Per la tua mesta gioventù schernita, Pe’ tuoi laceri panni ella t’amava, E l’orme seguitò de la tua vita.... Era bionda e sottile, E come raggio le parlava in fronte Il cor grande e gentile. Con te divise degli affanni il pondo, De la tua povert

Taccia di Cadmo e d’Aretusa Ovidio, ché se quello in serpente e quella in fonte converte poetando, io non lo ’nvidio; ché due nature mai a fronte a fronte non trasmutò ch’amendue le forme a cambiar lor matera fosser pronte. Insieme si rispuosero a tai norme, che ’l serpente la coda in forca fesse, e ’l feruto ristrinse insieme l’orme.