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Per le nove radici d'esto legno vi giuro che gia` mai non ruppi fede al mio segnor, che fu d'onor si` degno. E se di voi alcun nel mondo riede, conforti la memoria mia, che giace ancor del colpo che 'nvidia le diede>>. Un poco attese, e poi <<Da ch'el si tace>>, disse 'l poeta a me, <<non perder l'ora; ma parla, e chiedi a lui, se piu` ti piace>>.

E come noi lo mal ch’avem sofferto perdoniamo a ciascuno, e tu perdona benigno, e non guardar lo nostro merto. Nostra virtù che di legger s’adona, non spermentar con l’antico avversaro, ma libera da lui che la sprona. Quest’ ultima preghiera, segnor caro, gi

E io, che son giaciuto a questa doglia cinquecent'anni e piu`, pur mo sentii libera volonta` di miglior soglia: pero` sentisti il tremoto e li pii spiriti per lo monte render lode a quel Segnor, che tosto su` li 'nvii>>. Cosi` ne disse; e pero` ch'el si gode tanto del ber quant'e` grande la sete. non saprei dir quant'el mi fece prode.

ché veramente proveder bisogna per lui, o per altrui, ch’a sua barca carcata più d’incarco non si pogna. La sua natura, che di larga parca discese, avria mestier di tal milizia che non curasse di mettere in arca». «Però ch’i’ credo che l’alta letizia che ’l tuo parlar m’infonde, segnor mio, l

Quando sarò dinanzi al segnor mio, di te mi loderò sovente a lui”. Tacette allora, e poi comincia’ io:

Però che ciascun meco si convene nel nome che sonò la voce sola, fannomi onore, e di ciò fanno bene». Così vid’ i’ adunar la bella scola di quel segnor de l’altissimo canto che sovra li altri com’ aquila vola. Da ch’ebber ragionato insieme alquanto, volsersi a me con salutevol cenno, e ’l mio maestro sorrise di tanto;

La miserella intra tutti costoro pareva dir: «Segnor, fammi vendetta di mio figliuol ch’è morto, ond’ io m’accoro»; ed elli a lei rispondere: «Or aspetta tanto ch’i’ torni»; e quella: «Segnor mio», come persona in cui dolor s’affretta, «se tu non torni?»; ed ei: «Chi fia dov’ io, la ti far

De la profonda condizion divina ch'io tocco mo, la mente mi sigilla piu` volte l'evangelica dottrina. Quest'e` 'l principio, quest'e` la favilla che si dilata in fiamma poi vivace, e come stella in cielo in me scintilla>>. Come 'l segnor ch'ascolta quel che i piace, da indi abbraccia il servo, gratulando per la novella, tosto ch'el si tace;

Veggiolo un’altra volta esser deriso; veggio rinovellar l’aceto e ’l fiele, e tra vivi ladroni esser anciso. Veggio il novo Pilato crudele, che ciò nol sazia, ma sanza decreto portar nel Tempio le cupide vele. O Segnor mio, quando sarò io lieto a veder la vendetta che, nascosa, fa dolce l’ira tua nel tuo secreto?

Chiuser le porte que' nostri aversari Nel petto al buon segnor che fuor rimase E rivolsesi a me con passi rariQui la chiusa voglia de' maliziosi principalmente si dimostra, a ciò che di loro non si palesino li orribili peccati ne' quali per sola la ragione umana per notizia non puote entrare sanza la sperienza dell'animo, si come nel seguente capitolo si conta. Comincia il IX Capitolo