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Così gli disse; e di licor soavi Dolce la piaga inonda; ella repente Salda diviene; e mitigar le gravi Angoscie, e franco il Cavalier si sente. Giunse il Batista allor: verso le navi Affretta il piè la sbigottita gente, E sarebbe ragion stringer la spada, Ed a la fuga lor romper la strada.

Orsù inneggiamo Al dolcissimo licor, Nella botte soffochiamo Tutti i triboli del cor! Era Bastiano che lasciata l'osteria dopo d'aver alzato il gomito un po' più dell'ordinario ritornava a casa cogli occhi scintillanti e le ginocchia non troppo sicure. Si fermò in mezzo alla stanza colle gambe piegate, il corpo curvo e lo sguardo fisso al suolo. Pap

E come pianta che suggendo piglia novo licor da l'umido terreno manda fuor frutti e fior, benchè s'attempi: tal'io potrei, nuovo mi bisbiglia pensier nel cor di non venir mai meno, dar forse ancor di me non bassi esempi. XLIX. A Nicolò Martelli

Ho veduto Elicona e 'l sacro bosco; ho veduto 'l licor ch'i nomi avviva; veduto ho Febo e le dotte sorelle, e Tirrenia fra loro; una di loro è la bella Tirrenia: ella m'ha tratto al sacro bosco, e dal bosco a la fonte, e da la fonte al cielo: ella è colei che m'arde 'l cor; ella è colei ch'io canto; ella è il mio sole; ella è la mia Talia. Ed io son Mopso.

Quest'è quel poggio, che fra gli altri poggi è de le Muse il più diletto poggio: qui 'l grande Apollo ispira entro a' lor petti quella virtù ch'a lui 'l gran padre ispira; ed elle l'alme elette a i Dei più care, chiamano al verde de l'amate piante; e chiamanle al licor del chiaro fonte; chiamanle al chiaro fonte d'Ippocrene, eterno onor del sangue di Medusa.

D'armi e di panni a dispogliarlo attende, E perchè 'l lasso corpo aggia quiete Sopra morbide piume egli il distende Tra fregi d'oro e tra Meonie sete; Poi preme e terge la ferita, e spende Ivi intorno licor d'erbe scerete Che le percosse inacerbir divieta, Dittamo scelto che fiorisce in Creta.

Qual vien tra' gioghi d'Apennin canuti Per molta neve il cacciator gioioso, S'alfin ritrova de' cinghiali irsuti L'aspro covil tra dure selve ascoso, Tal gode il Turco, e de gli strali acuti Un tinto di licor più venenoso, Pon su la corda, indi traea dal core Fervide voci e ripregava amore: XLIX

S'arresta e ne l'Eroe fisa le ciglia come in larve simulate e vane; E quei soave a favellargli piglia Quando di stupor colmo rimane: Quale ingombra il tuo cor gran meraviglia? Non di licor, non di scienze umane Sconosciuta virtù sano m'ha reso; Ma di Dio messo per piet

Favello a voi, che vivete com'ebri D'un arcano licor sovra la terra, Ed avete un uncino nei cerébri Che l'Universo nei suoi moti afferra! Noi siam mendíchi, a cui la gente antica Le briciole lasciò di lauta mensa; Viviam di stenti e il genio s'affatica Dietro una turba di fantasmi immensa.