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Quanti torbidi nembi austro governa L'odiosa squadra in su quei campi aduna; Stende uggia folta; e d'atra nebbia inferna Abbuia l'aura, e più che pece imbruna; S'annotta , che de la fiamma eterna De l'aureo sol luce non splende alcuna Per l'orror tetro; indi si finge Aletto Le membra e l'armi e d'Ebräin l'aspetto.

Piantato dunque in terra un paradiso da l'angiol fu di Dio detto «Fortezza»; luoco non privo mai d'onesto riso, de sòni, canti, giochi a gran dolcezza. Quivi trovai pur anco l'aureo viso di quel Iesú che l'amorosa frezza nel cor m'immerse prima, e seco poscia portollo, me lasciando in dolce angoscia.

Nel 1628 andò a Roma, chiamatovi da Urbano ottavo, «che gli doppiò lo stipendio e lo dichiarò suo primo matematico. In Roma pubblicò la prima volta l'aureo trattato Della misura delle acque correnti»; ed ivi morí nel 1644.

Qual se poi lungo vagheggiar l'aspetto De l'aureo sol, de le stellanti sfere, Move aquila superba aspro diletto A sanguinar l'unghie ritorte, altiere, , le nubi nel ciel fende col petto, E 'n un punto qu

Siede Atene nel mezzo, e a lei nel grembo L'urne riversa il vigile Cefiso, Ove, caro a le Dee, su 'l doppio lembo Crescea corone un l'aureo narciso. Qui al Sol torreggia acuta, e sfida il nembo La pelasgica rupe appo l'Illiso, Or rupe incolta, ma d'illustre prove Gi

Così è di me, lettori. Sto liquidando l'aureo capitale delle memorie, e mi appiglio ai piccoli fatti, ai particolari, alle sensazioni mute; e tremo di por mano al grande avvenimento che forma la base del mio romanzo, delle mie gioie, perchè sento che con quello avrò esaurito il tesoro delle dolci ricordanze; mi rester

Ululi l'Asia, ella diceva, e i canti Oblii dolente, e tutta a brun si vesta, Ed ogni sposa co' più rei sembianti Omai de l'aureo crin rada la testa; Qual fra miserie, e fra dolor cotanti Ora puossi aspettar salvo funesta? E qual con Ottoman, che corre a morte Non ci s'appresta miserabil sorte?

Quel giorno, ancor più lieta, piena di gioia pura Nuotava in alto mare in fra l'onde sicura. Lontana assai da terra si soffermò un istante, Tra la spuma giocò, poi senza andar più avante Si coricò e fu immobile bagnando l'aureo crine Nell'acqua, che la linea delicata e fine Del viso incorniciava di cristallo verdastro. Nel cielo s'innalzava gloriosamente l'astro Del giorno.

«Sed fugit interea, fugit irreparabile tempus». VIRG. L'aureo, gioioso e mansueto aprile, ch'or sparger d'ombre i verdi campi veggio, piacciali eterno seggio qui prender nosco, ch'altri non succeda.

Poi che di questo ognun fu persuaso; quanti de l'un, quanti de l'altro sesso ci ritroviamo, uccidian tanti becchi, quelli che più fetean, ch'eran più vecchi. 54 Ci ungemo i corpi di quel grasso opimo che ritroviamo all'intestina intorno, e de l'orride pelli ci vestimo. Intanto uscì da l'aureo albergo il giorno.