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Rientrando nella sua camera da studio, Alberto ebbe l'ingrata sorpresa di trovarsi in un'atmosfera densa ed irrespirabile. La lampada a petrolio s'era spenta; il fungo formatosi in cima allo stoppino mandava un chiarore rossastro. Il professore dovette spalancare la finestra, posar il lume sul davanzale, e lasciar aperto per qualche minuto. Era una notte di marzo limpida e fredda; il termometro all'esterno segnava otto gradi sotto zero; i tetti, bianchi di neve, scintillavano ai raggi della luna. Non saliva dalla strada suono di passi o di voci. Allorchè Varedo si decise a rinchiudere i vetri, anche la stanza era una Siberia, ed egli, messosi a letto, non potè dormire riscaldarsi per quanto si coprisse. Prima dell'otto era in piedi, starnutando e tossendo. E queste furono per lui le prime dolcezze della paternit

Degli uomini, ossia dei domatori di forze primordiali, regolano il tiro di quelle batterie che lanciano fra le dighe di un nuovo cielo irrespirabile e vuotato d'ogni materia, grandi grovigli di fulmini irritati.

Ma sul far della notte, le cose mutarono aspetto. I caporioni della sommossa, che pei primi si erano slanciati all'assalto degli stabilimenti di pigiatura, non riflettendo al pericolo, dopo essersi immersi nel mosto fino alla gola e aver tracannato a larghe fauci il licore effervescente, avean levate le spine alle botti. Il vino inondava gli appartamenti e scorreva a rigagnoli per le scale. L'esalazione alcoolica saliva ai cervelli; i bevitori quasi asfissiati si avvoltolavano come giumenti in una melma rossiccia; i meno briachi, per uscire da quell'afa irrespirabile, si aprivano il varco rompendo la folla coi pugni. Frattanto, irrompevano altri bevitori. I fanciulli camminavano carponi leccando i pavimenti; le donne succhiavano dalle spine le ultime sgocciolature. Nelle cantine dei ricchi proprietari, i coscritti stappavano bottiglie di vecchio barbera; decapitavano l'Asti spumoso e trincavano senza freno. La fede equilibrista era scossa; non vi era più alcuno in Stradella ed in Broni che fosse in grado di tenersi in equilibrio. Si vedevano dei vecchi avvinazzati strappar le gonnelle alle donne, affermando il diritto all'uguaglianza dei sessi; le donne, a loro volta, pretendevano all'onore dei calzoni. Rotolavano come botti, sul pendio dello stradone curricolare, delle coppie di ubbriachi, strettamente collegate. L'agro era invaso dalla follia contagiosa; abbracciamenti e ceffate, lacrime di tenerezza e invettive, danze a suono di calci, baci e morsi di lussuria impotente, tutte le maniere di amplessi imaginate dall'Aretino e dal Carnicci; l'orgia del sabbato antico coi raffinamenti e gli orrori della sensualit

Angiolina da un anno vestiva modestamente; stava ritirata perchè pativa, e solo si assideva a mensa con le compagne quando non poteva schivarne l'impuro contatto. Per lei non più grazie, non più bellezza, non più piaceri; spesso lacrime e lacrime cocenti le cadevano sul volto; ella sentiva un'afflizione invincibile e non sapeva il perchè; quell'aura stessa della casa di Vascello erale divenuta a un tratto irrespirabile, sentiva il bisogno di uscirne e di uscirne per sempre. Ma dove andare? Una volta che capitato era col