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Non troverete più le porticine segrete per cui passavano i La Mole, o i Buckingam, le cateratte per cui scendevano sotterra i letti reali, ad aiutare le sostituzioni di principe; ma vi è lecito di credere che il secolo prosaico ha turate le fessure e ragguagliate le pareti, o che i congegni hanno fatto la ruggine, o che i romanzieri le hanno sballate grosse, intorno a questi pavimenti di legno levigato, a queste pareti, oggi tappezzate di quadri d'ogni forma e misura.

La mattina, tutti in casa si alzavano per tempo; la gente di servizio al canto del gallo, perchè il pane lo s'impastava in casa, perchè c'erano i pavimenti da scopare, le masserizie da ripulire, le stoviglie da rigovernare, e via discorrendo; il signor Amedeo, padre, una mezz'ora dopo, per uscire sui campi, a dar l'occhiata del padrone ai mezzadri; la signora Caterina, madre, subito dopo il marito, per sopraintendere alle faccende di casa, ma anzitutto per farlo star su, lui, il dormiglione, che tra una chiamata e l'altra di quella santa donna trovava ancora il modo di schiacciare il sonnellin dell'oro.

Invano il fratello del ministro raccomandava a tutti il silenzio e l'astensione d'ogni concorso; dalla stessa sua casa partiva il movimento. Donna Giulia faceva lustrare i mobili delle camere e i rami della cucina, spazzare i pavimenti, lavare le scale, metteva al bucato le cortine, rinnovava le provvisioni. E intanto che cosa faceva Sandrino per apparecchiarsi alla prossima partenza per Roma?

In un'altra parte dell'isola eravi la chiesa di San Giulio con bei pavimenti a musaico, e due colonne di serpentino che sostengono la tribuna. Dalla sponda del lago vi si saliva su grandissimi gradini formati di sasso indigeno. Presso alla chiesa era allora un monastero che fu demolito, ed ora non se ne serba traccia.

Fan rosso, bianco, verde, azzurro e giallo sotto i bei palchi un relucente fregio, divisi tra proporzionati spazi, rubin, smeraldi, zafiri e topazi. 105 In mura, in tetti, in pavimenti sparte eran le perle, eran le ricche gemme. Quivi il balsamo nasce; e poca parte n'ebbe appo questi mai Ierusalemme.

Corami preziosi incisi di chimere e di draghi, incrostature di agate e di diaspri, avori di liofanti e di liocorni ricoprivano le pareti delle stanze; le suppellettili materiate di legni, di metalli e di tessuti rari si riflettevano, come in lucidi specchi, ne’ pavimenti di musaico polito.

Gli edificii sono parecchi, in parte isolati e in parte collegati fra loro; tutti rettangolari, cogli angoli spesso terminati a torri quadrate o circolari. Il tempo e lo spirito devastatore hanno molto distrutto, ma in alcuni, e in quello detto il palazzo dell'Imperatore che è anche il più vasto, si conservano ancora perfettamente le scale, alcune porte, soffitte, e vi si vedono le aperture dei trabochelli che nei pavimenti o negli spessori delle mura portano dai piani superiori ai sotterranei. Tutto porta traccie dell'incendio che fu uno degli ultimi sfoghi delle pazzie e degli spiriti perversi di re Teodoro. Le principali mutilazioni di questi monumenti storici sono però dovute alla madre di ras Ali, la rinomata Iteghè Menéne, che, furiosa dell'impopolarit

A proposito di visitatori illustri, anche l'Imperatore Alessandro di Russia e Napoleone il Grande furono a Broek. La tradizione locale dice che così l'uno che l'altro avendo voluto vedere l'interno d'una casa, dovettero, prima d'entrare, infilarsi certe grosse calze di lana che porse loro la serva, perchè non insudiciassero i pavimenti cogli stivali. Non oserei affermare che questo sia vero; ma so, per averlo letto in certe Memorie del viaggio di Napoleone in Olanda, che a Broek egli s'indispettì nel vedere le strade deserte, e la gente tappata in casa che lo guardava di dietro i vetri coll'aria di sorvegliare che non insudiciasse le cancellate dei giardini. Anche l'imperatore Giuseppe II fece una visita a Broek; ma, per quello che si narra, non avendo portato con delle lettere di raccomandazione, non potè entrare in nessuna casa. Un aiutante di campo insistendo presso un padrone di casa, perchè lasciasse entrare la Maest

Ritornando nell'anticamera del generale con cera scura, col cappellino all'orecchio, strascicando la sciabola sui pavimenti di maiolica delle sale, non curai la solita gente addensata sull'uscio e trattenuta dalle sentinelle: chi guaiva eccellenza! chi colonnello! chi signorino, chi bacio le mani, e chi tacendo alzava l'indice per significare ascoltate una sola parola.

I pavimenti solcati, le pareti bucherate e sparse di chiodi, i soffitti facevano ventre da per tutto; i ragni s'erano impadroniti degli angoli, e le scope erano state bandite con sentenza inesorabile.