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Aveva perduto insieme la voce e la parola. Fece per sedersi, ma tutti intorno, gli bisbigliarono piano: La lettera! La lettera! Era la lettera del vice presidente, del conte Bobboli, colla quale scusando la propria assenza perchè ammalato, inviava il suo saluto e la sua adesione al conferenziere.

Sul divano si allungava una bella creatura, in veste da camera, come in sua propria casa, coricata sul dorso. I piedi un po' in aria, ed una sigaretta alla bocca contemplante con estasi i piccoli nugoli bianchi che ella inviava al cielo come baci della sua bocca rosea.

La stessa mattina de' 3 l'Isolani telegrafava al Guerrazzi: «Col secondo treno è partito per Firenze Garibaldi con i suoi uomini. Sommano a novanta. Sono armati. Petracchi ha consegnato loro i fucili». Il Notary, parecchie ore dopo, inviava questo telegramma al Montanelli: «Garibaldi pranza da te. Avvertilo che la sua consorte è partita con l'ultimo treno.

Prevalso il partito guelfo per opera de’ Fiorentini; e i Geremei e i Guelfi tutti volendo prendere la rivincita sulle sconfitte che ebber sofferto da’ Lambertazzi e consorti capitanati dal celebre conte di Montefeltro; faceva aspra vendetta su i Ghibellini con incendi ed esili. Messer Lotteringo che era di questo partito, veduta la mala parata, e preso poi da smodata ambizione, lasciò a tempo la propria parte e s’acconciò coi curiali del cardinale. Il Pelagrua, considerato com’egli fosse nobile e ricco e pronto d’ingegno e della parola, molto volentieri l’accolse fra’ suoi; e subito, come a trionfo sull’avverso partito, lo inviava ora al caporal del medesimo, in qualit

In Vaticano il Papa sedeva fra i cardinali e i diplomatici delle potenze straniere, che aveva mandato a chiamare. Si udirono i colpi di cannone dell'attacco. Il cardinale Antonelli riceveva e inviava dispacci. Venne l'ultimo, annunziante che tutto era finito.

Accennava palpitando agli amici l'invidiato poggio, e quasi la vedesse, inviava saluti alla sua Marcellina, e ad ogni istante avvisava ch'ella volare dovesse ad incontrarlo, quasi ogni suono di tromba potesse annunziarle il suo ritorno. L'inimico era a Casteggio, quindi fu pigliato il partito di porre il campo nella pianura di Montebello.

Del resto, i rapporti ufficiali fra zio e nipote non erano mai stati interrotti, ed egli veniva a desinare da lei una volta o due al mese, senza contare gl'inviti straordinari che per compiacerlo ella faceva di tratto in tratto a lui e a qualche forestiero del quale egli desiderava accaparrarsi le grazie. Egli dal canto suo le inviava cerimoniosamente un paio di regali all'anno.

Una grande gioia calma e serena mi innondava il cuore. Quale oscuro destino o quale Dio veggente mi inviava la consolazione? Perchè veramente ciò che provavo era questo: una consolazione. Sorgeva in me lentamente un'altra me stessa, una parte di me che avevo dimenticata e che veniva a completarmi, quasi una persona creduta morta che ci gridasse un giorno aalle spalle: sono qui.

Intanto però che si contrastava, la Valtellina godeva libero stato e pubblica rappresentanza; inviava ai re, e ne riceveva messaggi ed ambascerie, e d'ora in ora faceva ordini rigorosi contro gli eretici, pubblicava i beni dei ricaduti e molti coperti riformati o dall'inquisizione o dagli zelanti erano fatti capitar male.

Ma egli ne rideva, e se ne faceva ripetere le frasi ammirative, divertendosi ai loro pettegolezzi e al loro mormorìo; qualche volta per mano dell'amante inviava dolci o fiori, ch'esse si disputavano vivamente, e talora anche sulla tavola delle borghesi pettegole comparivan le bottiglie polverose della cantina del conte. A questa maniera, senza conoscerle di persona, Filippo s'era creato intorno un circolo di amiche, le quali correvano dalla signora Emma a esaltar la generosit