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Vergalli continuò a girar solo per strade poco frequentate, in preda a un'agitazione vivissima. Mai egli avrebbe creduto che un colloquio col barone Venosti Flavi potesse turbarlo così. Quell'uomo mediocre, vanitoso, volgare, mondano, che aveva sempre in bocca le sue relazioni titolate, i suoi príncipi forestieri, quell'uomo che per solito Mario non istava nemmeno a sentire, era riuscito oggi con le sue parole a insinuargli nel sangue un veleno sottile che gli bruciava le vene. Aveva destato in lui gli scrupoli della coscienza, aveva inasprito le smanie della gelosia, lo aveva reso più incerto che mai sulla via da seguire. Partire, e lasciar la Teresa malata, affranta d'animo e di corpo; partire perch'ella morisse senza di lui, o, peggio ancora (, peggio, giacchè gli amanti sono profondamente egoisti), perchè stringesse nuove amicizie, perchè, accettando il suggerimento dello zio commendatore, si decidesse a prender marito? Non bastava ch'ell'avesse appartenuto a quel di Reana? Ce n'era in serbo un secondo, uno sposo legittimo? Se almeno, allontanandosi, Mario avesse potuto ignorare! Ma la notizia di quelle nozze lo avrebbe raggiunto ovunque egli fosse, gli sarebbe forse venuta dalla Teresa medesima! Restare invece? Ma era concepibile di restare a Venezia e non andar da lei, e non vederla più che a caso, come una estranea, in compagnia d'altri, col rischio, s'ella si maritava, d'incontrarla per via insieme al consorte?... C'era un mezzo termine: quello di restare fingendo d'aver tutto perdonato, tutto dimenticato, e intanto vigilarla come una prigioniera, chiudere ogni spiraglio da cui potesse entrare un soffio d'aria nuova nella sua vita! Ma era una cosa ignobile, era una cosa vile, era il vero modo di guadagnarsi l'odio della persona di cui s'era invocato ardentemente l'amore!... Ah no, questo Mario Vergalli non lo avrebbe mai fatto; piuttosto.... Qui, al punto di fermar la mente sopra una soluzione eroica che lo avrebbe ricondotto ai piedi della Teresa, implorante ancora la grazia di farla sua moglie, egli sentì un impeto di rivolta nel sangue.... No, no, non era da pensarci.... tanto più che, chi sa, a questo forse miravano i discorsi tortuosi e avviluppati di Venosti Flavi.... Sua nipote s'era compromessa, sua nipote non era donna da portare con disinvoltura una così piccola disgrazia.... bisognava cercare un pietoso Cireneo, e se il Cireneo tentennava, farlo decidere eccitando la sua gelosia, agitandogli dinanzi lo spettro di altri pretendenti possibili.... L'idea era degna del barone Venosti, che probabilmente non l'aveva nemmeno comunicata alla Teresa troppo orgogliosa da prestarsi ad un giuoco simile.... Troppo orgogliosa? Tale era certo prima del fallo.... Se non fosse più tale ora? Se fiaccata dalla caduta, si piegasse ad artifizi gi

Così dicendo, ella uscì con la piccola ribelle che si divincolava invano e che tra minacciosa e implorante esauriva tutto il suo vocabolario. No... Mamma... Elli... Più... Pap

Dallo studio venivan le voci del visitatore e del Folengo; la prima, tenue come d'un implorante, la seconda, calma, con chiaroscuri studiati, che indicavan gl'incisi dei quali il Folengo usava abbellire il discorso; ad ora ad ora giungeva anche il fruscio di carte spiegate; qualche colpo di tosse, che aveva un perchè; finalmente udii che il visitatore si congedava, col solito: «Allora, siamo d'accordo; io le farò avere i documenti....» La porta che dallo studio metteva all'anticamera s'era chiusa dietro le spalle dell'incognito; la porta che dallo studio metteva al salotto dov'io mi trovava, veniva aperta per dare adito al signor Folengo.

Con le mani irrequiete la piccola Gisella abbottona e sbottona la fondina del mio revolver voltando i grandi occhi neri indagatori verso la strada ad ogni urlo di automobile che s'avvicina prima flautato quiii, quiii, quiiiiii implorante, esasperato demente... Eccolo. Eccolo. La macchina rapida invoca minaccia esige un varco, un varco ad ogni costo, presto; perchè il delirante spasimo della velocit

Come era silenziosamente implorante che io mi decidessi ad accettare la generosa offerta della sua vita! Ora, lo capivo, il pudore le impediva di ripetermi le disperate parole: Fammi morire così, Dario! Sarò felice di morire così! Ma c'era nei suoi sguardi, nella sua voce commossa, nelle sue contegnose carezze qualcosa che mi esprimeva mutamente la stessa offerta. Io ero alla tortura.