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Giulio Michelet scrisse la leggenda della Strega, leggenda più meravigliosa ed attraente che le stupide storie estorte coi tormenti dalle imaginazioni inferme di povere donne in delirio. Col suo profondo sapere del medio evo, il grande storico mostrò come il diavolo fosse il necessario consolatore nelle dolenti tenebre di quell'et

Egli tacque un momento, titubante. Spiegando il contrasto a cui si dimostrava in preda la signorina di Charmory col fatto che, non essendole indifferente, ella non voleva o non poteva abbandonarsi al proprio sentimento, stava per aggiungere che avrebbe aspettato da lei stessa un'ultima parola, quale e quando che fosse... ma in quella brevissima pausa l'energia interiore che lo aveva sostenuto cadeva e il contrasto che era in Massimiliana si propagava, per una specie di contagio simpatico, in lui, occupando il suo spirito di mille opposte tendenze. In quel silenzio penoso che era seguito, il ritorno del generale von Koptleben lo aveva sollevato, e profittando del primo momento in cui la conversazione, per quel reciproco imbarazzo non più animata come prima, era languita, aveva preso congedo. Nel lasciare la tiepida atmosfera della serra, era stato sorpreso dal freddo dell'aria esterna, un freddo pungente che gli aveva fatto battere i denti e che aveva accresciuto il senso penoso col quale usciva da quella spiegazione da tanto aspettata, che gli era stata argomento di tante imaginazioni e che adesso era irrevocabilmente passata. Una specie di scontentezza della cui ragione non si rendeva ben conto, ma che si originava forse più dalla disproporzione tra la fantasticante aspettativa e la realt

Io ero più debole di lei. Il terrore m'aveva sopraffatto e non mi lasciava pure la forza di proferire una parola consolante, di opporre a quelle imaginazioni di morte una parola di vita. Anch'io ero sicuro dell'atroce fine. Guardavo, nell'ombra violacea, Giuliana che mi guardava; e mi parve di scorgere in quel povero viso estenuato i segni dell'agonia, i segni d'un disfacimento gi

Imaginazioni felici lo avevano occupato; pensando ai giovani anni della diletta, alle ingenue speranze che le avevano sorriso, alla pura gioia che aveva diffuso intorno a , all'alba radiosa di quella benefica vita, egli aveva pianto lacrime grate. Ma il tempestoso pianto lo aspettava altrove.

Nella casa della preghiera dove erano convenuti le prime volte avevano ora l'estremo convegno! Lontano da lei il suo sguardo e il suo pensiero s'erano rivolti al cielo, per incontrarla. Dopo la prima lettera egli aveva tentato di scriverle ancora, ma le parole erano state inadatte. Allora era vissuto nell'ansia. La cercava dovunque. Credeva di vederla dinanzi a tutte le cose belle. Talvolta il cuore gli sobbalzava, se tra le figure incontrate per via qualcuna lontanamente le somigliava. Ma dopo queste imaginazioni il dolore si aggravava su lui. Il terrore delle notti erano i sogni durante i quali sentiva d'averla perduta, di non poterla rivedere più mai. Uno tornava assiduamente: egli le stava dinanzi, col cuore pieno di tumulto, con le mani tremanti, e non poteva dirle una sola parola: ed ella, dopo avere invano aspettato le sue parole, s'allontanava, svaniva, lasciandolo inanimato, impetrito. Questo sentimento di angosciosa incapacit