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Tutto assorto nelle sue divote meditazioni, rimase un tratto seduto; poi cadde ginocchioni da capo, e stette a fronte china, in atto di fervorosa preghiera, fino all'Ite missa est; ascoltò religiosamente la lettura degli ultimi evangelii; quindi si alzò, raccolse il fazzoletto di seta che gli aveva custodito le ginocchia dalle polverose impronte della predellina, fece la sua brava riverenza in mezzo alla navata, e via.

Santa madre di Dio, aiutatemi voi! Poi si volse a un'immagine della Madonna che pendeva da una parete della stanza con un lume acceso dinanzi, e postasi in ginocchio, e giunte le mani in atto di fervorosa preghiera: Santa Vergine! esclamò.

Buon padre, prese a dire, se voi cercate di mia madre, ahimè! la cercate invano: ella riposa sotto la terra odorifera della Guadalupa. Dunque, lode a Dio! non mi ero ingannato. Oh previdenza celeste! E congiunte le mani, levolle al cielo in atto di fervorosa preghiera; quindi rivolto alla giovine, come se gi

Il Fossano giunse in punto da potere udire con chiarezza queste parole, e il gondoliere che, scarico di pensieri, batteva il suo remo sulla placida laguna, sentì afferrarsi dalla mano tremante del Fossano che proferì, battendo i denti, queste precise parole: «Hai tu udito, ho io compreso bene?» E il suo volto si venne sfigurando di maniera che il gondoliere, maravigliato a quelle parole e a quell'atto, si ristette pensoso a riguardarlo per qualche tempo, e congetturò il vero: accompagnato di poi il giovane sino alla soglia della casa ove alloggiava, e visto che l'apparenza di lui continuava ad essere peggio sparuta che mai, lo accompagnò coll'occhio, mentre colui saliva la scala, e crollava il capo dicendo: Dio gliela mandi buona, ma questo giovane è a malissimo partito. E come uomo assai bonario e pietoso, visto uscire di quella casa un fante che sapeva essere al servigio del cavaliere lombardo, lo chiamò a raccomandandogli vegliasse bene attorno al suo padrone, il quale aveva bisogno di soccorso, e soprattutto si guardasse bene dall'abbandonarlo. E assai gli giovò quell'avviso, che il Fossano, pensando che per lui non era più a far nulla in questo mondo, aveva determinato mandare ad effetto in quella notte medesima ciò che non aveva voluto fare alcuni giorni prima. Nell'ora infatti che tutto è quieto in Venezia, uscito il Fossano della sua stanza, e visto che il servo dormiva, pensò ch'era venuto il momento opportuno, e pian piano ritornò nella sua camera. Al fante, che vegliava ad occhi chiusi, diede sospetto quella visita di Alberigo, e visto che non era tempo di starsene a giacere, pensò recarsi all'uscio della camera ove stava il padrone, e origliarvi attento. Dopo qualche momento gli parve udire a parlare. Accresce l'attenzione, ode una fervorosa preghiera, poi alcune parole senza costrutto, in fine un silenzio profondo quasi non vi fosse anima nata. Allora, come gli venne in fantasia, e fu gran ventura, bussa all'uscio, e l'uscio cede, chè, per caso, il Fossano non l'avea chiuso. Il lume era stato spento; chiama il Fossano. Chi è qui? Son io, non abbiate alcun timore, gli risponde il fante. Esci presto di qui, e va a dormire, gli ingiunge il Fossano, ma con tanta insistenza che era facile comprendere che ci dovea esser sotto qualche cosa. E il fante uscì di fatti, ma ritornò col lume. Rientrato vide ciò che per quanti sospetti avesse, non si aspettava tuttavia di vedere. I lenzuoli del letto dove il Fossano s'era gettato a giacere, erano in una parte inzuppati di sangue. Che cosa avete fatto! gli grida il servo. Il Fossano si era proprio, come aveva meditato alcuni prima, con quell'acutissima sua daga, aperta una vena e lasciatone uscire il sangue liberamente. Vedendosi scoperto in quel modo il Fossano si rimase come avvilito, e alle domande del servo non volle rispondere mai nulla. Vergognava d'essersi lasciato cogliere; ma a toglierlo di quella vergogna fu soprappreso, pel molto sangue ch'era gi

Cessò l'ira, cessò l'orrore; solo rimase l'affetto per sua madre e per la fanciulla, il quale ora appunto ch'era nato quell'ostacolo crebbe a tal punto, che la stessa tenerezza gli generò un altro spasimo, e tanto trasporto lo prese, che fu per gettarsi ad abbracciar le ginocchia di sua madre. I suoi caldi pensieri volavano allora dalla madre alla fanciulla con una vicenda fervorosa e continua.

La luna che gli era in faccia, vestiva della sua bianca luce quella dignitosa figura, e rendeva più veneranda la di lui canizie. Dopo una preghiera che non saprebbesi dire se fosse più fervorosa o più scompigliata, si alzò, e rifece la strada che aveva percorsa col Gritti.