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Le lettere dell'alfabeto del prigioniero sono ventuna e ciascuna di esse corrisponde a un numero: a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21. Io e un altro siamo in due celle divise da un muro. Non ci conosciamo, non ci siamo mai visti e forse non ci vedremo mai.

Tre U!! Io lo abborriva per questo. Un giorno scrissi sulla lavagna: Morte all'U! Egli attribuì a medesimo quella minaccia. Fui ricacciato. Ottenni ancora di tornarvi una terza volta. Presentai allora, come lavoro di esame, un progetto relativo all'abolizione di questa vocale, alla sua espulsione dalle lettere dell'alfabeto. Non fui compreso. Fui tacciato di follia.

S'era formata, spontanea, ignota a noi tutti, nel 1852, in Milano, una Fratellanza segreta di popolani, repubblicana di fede e con animo deliberato di preparare l'insurrezione e compirla. Non s'era rivolta per ajuti e consigli ad abbienti o letterati; non aveva cercato contatto con noi: aveva prima voluto esser forte. Uomini di popolo erano suoi capi: influente fra tutti, un tintore, Assi di nome, assiduo di cure nell'ordinamento e largo in quell'opera d'un po' di fortuna che gli era venuta dal lavoro: lo chiamavano il Ciceruacchio di Milano. La Fratellanza v'era divisa in nuclei contrassegnati dalle lettere dell'alfabeto: abbracciava ogni ramo di lavoro, e con quel senso pratico ch'è facolt

La polizia non scoperse mai nulla. N.B. Nel dialogo fra Topo e Caicchia si è adoprata l per r e si son soppresse alcune lettere dell'alfabeto per dare un'idea della pronunzia dei Veneziani di Livorno ed in genere del basso popolo. Salvezza.

Oppure era una bambinetta bianca, dagli occhi glauchi e dolci, dalla vocina melodiosa, dalle membroline gentili, dai capellucci così fini e così biondi che sembran oro ridotto in sottilissimi fili. Non sa far altro la fanciullina che fissare i suoi grandi occhi sorpresi in quelli della madre, non chiede altro che attaccarsi alla sua gonna e seguirla dovunque: perchè è timida come una cervietta, candida ne' suoi abiti bianchi, azzurrina nelle sfumature del suo volto. Adesso i suoi occhi intelligenti si chinano sulle lettere dell'alfabeto che la madre vuole insegnarle, la vocina balbetta, il visino si arrossa per superare la difficolt

Un mattino, io entrai nella sua camera mentre egli si fregiava delle sue decorazioni per andare ad assistere a non so qual matrimonio o cerimonia alle Tuileries. Il piccolo mobile in ebano, incrostato in oro, che è al suo capezzale, era aperto. Mi avvicinai e scorsi, sotto un compartimento semi-aperto, un quadrante in ismalto, ove sono segnate tutte le lettere dell'alfabeto.

Ecco di Guttemberg L'arte risplende! Come dal Sinai In nuove tavole Ecco discende La legge ai popoli. Coro Onore a Guttemberg. Scosse dal magico Spirto inquïeto Dal chiostro fuggono Sciolte le lettere Dell'alfabeto In nozze libere. Coro Dal chiostro fuggono Si sbigottiro Alla malìa I vecchi secoli: E si difesero Con una pia Giaculatoria. Coro Si sbigottirono

La Marina del Finaro e il breve corso del Pora sono il piede e la gamba di quella inutilissima tra le lettere dell'alfabeto.

Lunga, lunga e scialba del colore dei ceri da funerale; le mancavano due lettere dell'alfabeto, l'erre e l'esse; sputava formidabilmente ad ogni monosillabo. Era guercia. Alquanto meno lunga della madre, sembrava più piccola che non fosse perchè era grassa e paffuta come un dindo nutrito da una brava massaia per onorare il Natale.