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Io mi vo' far di quel debito franco, s'io ne dovessi andare a pezzi e in schegge, perocché tu debb'esser molto stanco. Io deggio darti que' ducati mille, che sento al cor per altrettante spille. Ho un capital che agli antenati miei costò tremila scudi e piú qualcosa. Io tel vo' dare, e immaginar ti déi che m'esce dalle viscere tal cosa.

Questo è dicea da voi quel che ascoltiamo, che ognun debb'esser disinteressato, se poi vi bastonate fra la gente per quattro moccol di candele spente? Or oltre; io vo' che questa cosa sia dimenticata e piú non se ne parli, preti avaron, che i scandol per la via al popol date invece di troncarli, cosí facendo rider l'eresia.

VIRGINIO. Che mirate, uomo da bene? PEDANTE. Certo, questo è il padrone. GHERARDO. Lascia mirar quel che gli piace. Debb'esser poco pratico in questa terra: ché, negli altri luochi, non si pon mente a chi mira come qui; ma si lascia mirar ognuno. PEDANTE. S'io miro, io non miro sine causa. Ditemi: conoscete voi in questa terra messer Virginio Bellenzini?

A grado a grado è andato peggiorando. Io dissi: Credo: a voi mi raccomando. Certo è ch'io sento ad ogni passo dire: Piú non si può durare in questo mondo, e de' vecchioni saggi riferire: Non era a' tempi nostri tanto immondo. Se all'etá di Marfisa poté gire la fede e il buon costume tanto al fondo, che visse ottocent'anni dopo Cristo, pensiam quant'oggi egli debb'esser tristo.

Alcun di nuove fogge dilettante dicea: Questa debb'esser moda nuova: da una parte il caval, dall'altra il fante! Certo il buon gusto qui sotto ci cova. Alcun ardito chiede al cavalcante: Che fate dello sprone e che vi giova? Spronate voi per fianco quella rozza, o spronate voi stesso o la carrozza? Il servo ansante di sudor grondava: avea ben altro in mente che rispondere.

E perché nel presente capitolo ho detto, come nel capitolo V ed in altri luoghi del Discorso, che la vera proporzione, qual si trova esser tra l'argento e l'oro, è ch'una parte d'oro a peso vaglia per dodici d'argento giuste e ferme, e che l'oro debb'esser apprezzato in ragion di lire 72 l'oncia, e similmente l'oncia dell'argento in ragion di lire sei imperiali, al peso però della detta libra di Bologna, volendo far le leghe di proporzionata corrispondenza, nelle quali non abbiano ad intervenire rotti alcuni per far monete di varie sorti, che restino poi per sempre nelli loro reali dati valori; e perché mi par anco non esser fuor di proposito far conoscere non solo alli giudiciosi e diligenti contisti e ad altri elevati d'intelletto e di spirito, da' quali so che di subito sará posseduto questo mio ragionamento, ma anco ad ogni altro ch'avrá diletto d'intendere minutamente le cose sopra questo fatto descritte: mi è paruto di fare questo picciolo trattato, accioché da tutti sia intesa e conosciuta la veritá proposta.