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Al fervido pregar tien Berenice I fulgidi occhi in Dardagano intenti, E dopo alquanto apre la bocca e dice, Mentre colui sparge sospiri ardenti: Certo il nostro pensier fu mal felice; Ma non sian pronte a biasimar le genti Se noi sponemmo ne la guerra ardite A l'inimico acciar le nostre vite.
Così diceva, ed inchinò la fronte Di dolor grave; e Dardagano allora, A cui di lei le dignit
Ha purpureo cimier, purpurea vesta E ne lo scudo l'immortal Fenice; Senza destrier co' piedi il suol calpesta; E nacque in Perga; il nome è Berenice. Qui subita d'amor calda tempesta Sorge nel petto a Dardagano, e dice: Non morir, no, le mie preghiere intendi, Salva te stessa, ed a sperare apprendi.
«Nel XVIII si raccontano gli amori di Panta e di Alfange; e di Dardagano e di Berenice.» Questo è l'argomento postovi dal Poeta. Le censure del Cavaliere d'Urfè sovra questo canto sono due.
Parola Del Giorno
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