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80 Ne la man destra il corno d'Amaltea sculto aveva lor l'ingenioso mastro, onde con grato murmure cadea l'acqua di fuore in vaso d'alabastro; ed a sembianza di gran donna avea ridutto con grande arte ogni pilastro. Son d'abito e di faccia differente, ma grazia hanno e belt

Quanto era bella in quell'istante Violetta! Quanto scultorio il suo collo d'alabastro! Nessuno certamente dei quattro Evangelisti, tanto ricchi di scienza, dipinti sotto la volta della Chiesa, avr

Questa fu la medicina migliore, il miglior ristoro alla travagliata. È tuo figlio: è figlio nostro. Di', non gli farai paura più? gli vorrai tu bene? Che viso d'alabastro! come spira amore! Guarda: egli apre gli occhi. Cari quegli occhietti! son tutti gli occhi tuoi. Come ti somiglia! Prendi: levalo fra le braccia: dagli un bacio»; e glielo sporgeva.

C olui che l'ebbe in mano fu l'egregio, E gregio mio Grifalco, il qual non ebbe, N on ha, non avrá mai di piú fido. S trinse Galanta mia fra l'uscio e muro. E lla morí chiamando: Triperuno! M a 'l giovene magnanimo e cortese V olse che d'alabastro un fino vaso S epolcro fusse a la gentil mustella. Cogimur exiguam deflere Galanthida, virtus quippe sub exiguo corpore multa fuit.

Sarebbe stato assai difficile il volere spiegare fisiologicamente il mistero di tanta bellezza; il tipo de' suoi genitori era regolare, ma comune, e certo un tal fiore non potevasi aspettare dal granello ch'era stato posto in terra. Fin dai suoi primi giorni aveva qualcosa d'insolito. Quando la madre si era visto davanti quel bianco visino tutto circondato di trine, con quei due braccini d'alabastro che uscivano dalle fasce insieme a quel primo scoppio di gioia dell'amore materno alla vista della propria creatura, si era unito un senso d'ammirazione per la perfettissima regolarit

96 Creduto avria che fosse statua finta o d'alabastro o d'altri marmi illustri Ruggiero, e su lo scoglio così avinta per artificio di scultori industri; se non vedea la lacrima distinta tra fresche rose e candidi ligustri far rugiadose le crudette pome, e l'aura sventolar l'aurate chiome. 97 E come ne' begli occhi gli occhi affisse, de la sua Bradamante gli sovvenne.

Egli rizzossi, e dal volto di Virginia, il suo sguardo portavasi sulle spalle nude della sua Marzia: fissossi in un punto della spalla destra della fanciulla, ove, sopra la cute d'una carnagione d'alabastro, scoprivasi un neo nero nero, proprio del colore della capigliatura.

N ascosi molti a le cortine drieto V anno non so che far, ed escon dopo N el volto fatti in guisa di piropo C he furon d'alabastro per adrieto. I o dunque nudo fra cotanti nudi N on piú arrossisco, non piú mi vergogno, F atto di lor famiglia, ove m'agogno L assivamente in quei salaci studi. A lato la regina sta Limerno, T enendole la bocca ne l'orecchia, O nd'io ne fui chiamato possia al trono.

vede tutt'altro che donne sedute su bestie color scarlatto, con sette corna e dieci teste; le vede emergere, candide a guisa d'alabastro, dai palchetti del Regio, o passar veloci in calesse al Valentino, o commettere sotto i portici di Po un piedino snello; quel piedino tentatore, che non si d

Ma ne l'anima altrui sol spira amori Sultana, e foco di letizia pieno; vincea con la chioma i più fin'ori, E con la tersa fronte il ciel sereno; Rubin le labbra, e su la guancia fiori Avea rosati, e d'alabastro il seno; Ed in celeste fiamma i guardi accesi Con dolce asprezza a rimirar cortesi,