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l’alato onniforme pensiero a la folla dispersa su mari su terre fraterne; ti chiudo in me sola, minuto di vita universa, lanciato a le tènebre eterne: io centro del cosmo, regina de gli atomi erranti, respiro, adorando, i fulgori di tutti i tuoi raggi, la gioia di tutti i tuoi canti, l’aroma di tutti i tuoi fiori. La Terra Madre chiama.

La differenza tra padronali e da nolo costituiva due classi diverse di seggettieri; quelli da nolo facevan parte da ; si associavano nella devozione dei loro santi protettori Euno e Giuliano, componendo la confraternita di S. Uniu, e abitavano vicoli che prendevano nome da loro a Ballarò ed al Capo²⁵⁷. La vecchia e non più ribattezzata «Via delle sedie volanti», che si apre di fronte alla chiesa S. Cosmo, era loro abitazione e posto de’ loro veicoli.

Dalla terra, dal cosmo, che abitiamo, in somma dal nostro sistema o uomo solare, non è nato che il primo essere vivente, di cui l'uomo è l'ultimo sviluppo, la finale e definitiva trasformazione... Ma non è l'accidente, non sono gli agenti esterni casualmente combinati in un dato modo, che hanno dato origine a quel primo essere, e l'hanno successivamente trasformato e cangiato alla fine in un uomo; e voi, osservatori ridicoli, e impostori in buona fede, perdete il vostro tempo a cercar di riprodurre quelle combinazioni fisiche e chimiche, perchè quella è una chimica e una fisica divina.

Dicevami come egli viaggiasse in compagnia d'un indiano e come andasse mendicando la pace di borgo in borgo, e non sapesse risolversi a far ritorno in Europa. Trovavasi allora a San Cosmo, borgata del Paraguay, e col

Il palagio di Palermo era una importante fortezza, come si scorge dal diploma del 6 agosto 1278, citato sopra a pag. 99, nota 2. Bart. de Neocastro, cap. 22. La Cron. anonima della cospirazione dice tremila, a pag. 265. Bart. de Neocastro, cap. 15. Fazello, Istoria di Sicilia, deca 2, lib. 8, cap. 4. Ai tempi del Fazello si mostravan di queste sepolture presso la chiesa di San Cosmo e Damiano.

Ei si rivolta, E scorge Cosmo de' Capponi in terra; Vedegli il busto, e l'armatura involta Nel proprio sangue, e ch'omai gli occhi ei serra; E segno di virtù palese e certo, Vedegli il petto in molte parti aperto. Chinasi a lui, che tutto inonda il suolo, E dice: o pregio di Firenze nostra, Il così rimirarti emmi gran duolo; Pur verace valor tal mi ti mostra.

Bardo diceva allor: Cosmo, rimanti; Non mi lascia più quì l'aspra battaglia: Tanto farò, quanto per te s'attende, Se barbarico stral nol mi contende.

per ristorar tutti gli andati danni: e, con potere eguale al bel pensero, por sempiterno fine a tante offese. IV. Allo stesso Signor d'ogni valor più d'altro adorno: Duce fra tutti i Duci altero e solo: Cosmo, di cui dall'uno all'altro polo, e donde parte, e donde torna il giorno,