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Costui era un Francese, avvocato a Nimes, piccolo di statura, molto largo di spalle, con la cravatta nera svolazzante, come usano i poeti che fanno il bardo nazionale nei cabarets di Montmartre. Egli ora tormentava la sua amante, incolpandola di aver giocato male.

Allora il bardo della collina salutò con lusinghiere parole la leggiadra sposa: disse come dopo quelle fosche tenebre sorgesse a diradarle più propizia aurora, e come movendo per quelle valli amica il piede la Pace, una povera famigliuola co' rottami del diroccato castello si costruisse un tugurio sulla vetta di Nebiolo: mano mano indi nuove aggiungendone, siccome dimandava il bisogno della crescente colonia, si formarono i pochi casolari che sorgono su quella cima. Essa fra gli avvolgimenti dei secoli fuggitivi visse nella campestre semplicit

Invece Pietro Laner era stupidamente guarito e sposava Evelina! Il poeta, il "Bardo trentino" dello zio Matteo, sposava la gobba! Dopo i suoi baci, dopo aver sognata la sua bellezza, si accontentava dei baci della gobba!

Bardo diceva allor: Cosmo, rimanti; Non mi lascia più quì l'aspra battaglia: Tanto farò, quanto per te s'attende, Se barbarico stral nol mi contende.

Fra tutti primo un cavalier de' Corsi Prodotto d'Arno in su la nobil riva, Infra color, ch'a morte eran trascorsi, E fra la turba in guerreggiar mal viva Con intrepido piè giva veloce; Quando chiamarsi udì con fievol voce: XX Bardo, deh posa, e le mie voci ascolta, Ben che tempo crudel t'inviti a guerra; Breve ho da favellarti.

Pietro Laner sopratutto, il Bardo Trentino! era solo a Milano e non poteva tornare presso la sua famiglia perchè l'Austria lo avrebbe arrestato e processato. E poi anche lui, insomma, non voleva aver l'aria di un morto di fame. Il Brunetti, sulle prime, si era messo a gridare, a protestare, arrabbiandosi, infuriandosi di nuovo.

Altri il fianco ristoppa alle sdruscite Navi, e sarte rintegra e monche antenne E lacerate vele..... Per le vie Brulicanti frattanto e per le prode Tale un gemer di rote, un incessante Ire e redir di ciurme e di soldati, D'armi, di carri e di navali arnesi, Che l'udire e il veder mettean nell'alma Diletto e meraviglia. MONTI. Il Bardo, C. III.

Destò il bardo di Nebiolo la melodìa di una corda che era tesa ai capi di un legno piegato in arco, e pari a Femio crinito che rallegrava la mensa della casta Penelope, innalzò il cantico che suona in questi accenti, mentre gli rispondeano gli amici con gioviali evviva: Tutto festevole D'un vago riso Che i fiori addoppia Del roseo viso,

Egli era lacero e scarmigliato, insozzato, puzzolente e sinistro. Cupo come una belva famelica, livido pel freddo, custode rabbiosissimo di un fardelletto di pelli, si drizzò, camminando sui tappeti, le sete, le coppe rovesciate e gli ori, fra le donne nude, al riverbero del fuoco, fra il fumo degli incensi e delle dapi, fra il canto del bardo, si drizzò verso Alzor. Cessò l'orgia.

Visitammo tutto il castello composto di piccole e melanconiche stanze, dove il ragno tesse le sue tele e lo scorpione trova un ricovero nelle infinite screpolature dei muri; la vista però, tanto sulla pianura verdeggiante, quanto sul limpido mare, dove ora si vedono, ora spariscono le vele delle barche pescherecce, è bella e affascinante. La torre sembra fatta apposta per un bardo, che vi suoni l'arpa e vi muoia col canto del cigno, nell'ora in cui il sole scende in mare e tinge di color porpora il capo Circeo. In quell'ora regna sul mare una tale tranquillit