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Ed ella a me: <<Da tema e da vergogna voglio che tu omai ti disviluppe, si` che non parli piu` com'om che sogna. Sappi che 'l vaso che 'l serpente ruppe fu e non e`; ma chi n'ha colpa, creda che vendetta di Dio non teme suppe. Non sara` tutto tempo sanza reda l'aguglia che lascio` le penne al carro, per che divenne mostro e poscia preda;

Drizzai la testa per veder chi fossi; e gia` mai non si videro in fornace vetri o metalli si` lucenti e rossi, com'io vidi un che dicea: <<S'a voi piace montare in su`, qui si convien dar volta; quinci si va chi vuole andar per pace>>. L'aspetto suo m'avea la vista tolta; per ch'io mi volsi dietro a' miei dottori, com'om che va secondo ch'elli ascolta.

Di sovr'esso rech'io questa persona: dirvi ch'i' sia, saria parlare indarno, che' 'l nome mio ancor molto non suona>>. <<Se ben lo 'ntendimento tuo accarno con lo 'ntelletto>>, allora mi rispuose quei che diceva pria, <<tu parli d'Arno>>. E l'altro disse lui: <<Perche' nascose questi il vocabol di quella riviera, pur com'om fa de l'orribili cose?>>.

Drizzai la testa per veder chi fossi; e gia` mai non si videro in fornace vetri o metalli si` lucenti e rossi, com'io vidi un che dicea: <<S'a voi piace montare in su`, qui si convien dar volta; quinci si va chi vuole andar per pace>>. L'aspetto suo m'avea la vista tolta; per ch'io mi volsi dietro a' miei dottori, com'om che va secondo ch'elli ascolta.

appiglio` se' a le vellute coste; di vello in vello giu` discese poscia tra 'l folto pelo e le gelate croste. Quando noi fummo la` dove la coscia si volge, a punto in sul grosso de l'anche, lo duca, con fatica e con angoscia, volse la testa ov'elli avea le zanche, e aggrappossi al pel com'om che sale, si` che 'n inferno i' credea tornar anche.

Noi andavam per lo solingo piano com'om che torna a la perduta strada, che 'nfino ad essa li pare ire in vano. Quando noi fummo la` 've la rugiada pugna col sole, per essere in parte dove, ad orezza, poco si dirada, ambo le mani in su l'erbetta sparte soavemente 'l mio maestro pose: ond'io, che fui accorto di sua arte,

se cosa appare ond'elli abbian paura, subitamente lasciano star l'esca, perch'assaliti son da maggior cura; cosi` vid'io quella masnada fresca lasciar lo canto, e fuggir ver' la costa, com'om che va, ne' sa dove riesca: ne' la nostra partita fu men tosta. Purgatorio: Canto III Avvegna che la subitana fuga dispergesse color per la campagna, rivolti al monte ove ragion ne fruga,

orando a l'alto Sire, in tanta guerra, che perdonasse a' suoi persecutori, con quello aspetto che pieta` diserra. Quando l'anima mia torno` di fori a le cose che son fuor di lei vere, io riconobbi i miei non falsi errori. Lo duca mio, che mi potea vedere far si` com'om che dal sonno si slega, disse: <<Che hai che non ti puoi tenere,

Ed ella a me: <<Da tema e da vergogna voglio che tu omai ti disviluppe, si` che non parli piu` com'om che sogna. Sappi che 'l vaso che 'l serpente ruppe fu e non e`; ma chi n'ha colpa, creda che vendetta di Dio non teme suppe. Non sara` tutto tempo sanza reda l'aguglia che lascio` le penne al carro, per che divenne mostro e poscia preda;

Di sovr'esso rech'io questa persona: dirvi ch'i' sia, saria parlare indarno, che' 'l nome mio ancor molto non suona>>. <<Se ben lo 'ntendimento tuo accarno con lo 'ntelletto>>, allora mi rispuose quei che diceva pria, <<tu parli d'Arno>>. E l'altro disse lui: <<Perche' nascose questi il vocabol di quella riviera, pur com'om fa de l'orribili cose?>>.