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Aggiornato: 12 giugno 2025
appiglio` se' a le vellute coste; di vello in vello giu` discese poscia tra 'l folto pelo e le gelate croste. Quando noi fummo la` dove la coscia si volge, a punto in sul grosso de l'anche, lo duca, con fatica e con angoscia, volse la testa ov'elli avea le zanche, e aggrappossi al pel com'om che sale, si` che 'n inferno i' credea tornar anche.
L'alba vinceva l'ora mattutina che fuggia innanzi, si` che di lontano conobbi il tremolar de la marina. Noi andavam per lo solingo piano com'om che torna a la perduta strada, che 'nfino ad essa li pare ire in vano. Quando noi fummo la` 've la rugiada pugna col sole, per essere in parte dove, ad orezza, poco si dirada,
orando a l'alto Sire, in tanta guerra, che perdonasse a' suoi persecutori, con quello aspetto che pieta` diserra. Quando l'anima mia torno` di fori a le cose che son fuor di lei vere, io riconobbi i miei non falsi errori. Lo duca mio, che mi potea vedere far si` com'om che dal sonno si slega, disse: <<Che hai che non ti puoi tenere,
E quell'ombra gentil per cui si noma Pietola piu` che villa mantoana, del mio carcar diposta avea la soma; per ch'io, che la ragione aperta e piana sovra le mie quistioni avea ricolta, stava com'om che sonnolento vana. Ma questa sonnolenza mi fu tolta subitamente da gente che dopo le nostre spalle a noi era gia` volta.
Parola Del Giorno
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