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Doveva immaginarlo! gridò il carcerato scuotendo fieramente le sue manette di ferro. Voi altri non fate grazia se non che alle spie; ed io, stolto, mi sono lasciato adescare dalle vostre lusinghe, e vi ho prestata l'arma per colpirmi più facilmente! Non importa: mi avreste assassinato egualmente.

Tuttavia un dubbio funesto veniva sovente nella solitudine a colpirmi con dolorosi tormenti.

Essi sono impotenti a colpirmi al cuore se io ti avrò avuta un sol giorno, uno solo, che io avrei passato tenendoti sul mio petto. Ebbene, . E' mi assassineranno per conservare la mia fortuna. Ma se io la lascio loro? Saranno forse soddisfatti. Ma che mi uccidano pure: io ti amo, e morrò vicino a te. Io avrò goduto le feste divine del cielo. Il paradiso è amore.

Sono stato un miserabile vigliacco! egli disse energicamente. Ho commesso l'infamia di contristare, calunniandola con indegni sospetti, la più buona, la più santa creatura che io abbia conosciuta in questo mondo. La morte è stata giusta privandomi di così gran tesoro; non ero più degno di possederlo. Ho fatto anche peggio; sono stato assassino... con l'intenzione soltanto; ma questa circostanza non significa niente. Ho goduto intera la malvagia sodisfazione che quel delitto mi avrebbe dato nel caso che avessi avuto la forza di compirlo, e ne sento vivissimo rimorso, quasi lo avessi davvero compiuto. La giustizia umana non può colpirmi; io però non mi reputo meno assassino per ciò. Mi son giudicato da me, inesorabilmente, e mi son condannato alla pena che avrei meritata se la mano avesse gi

Lasciai le passïoni, che con succhio di tentacoli, ingorde, irte, contratte, vuotavano le mie vene scarlatte per gettarmi dei morti al sozzo mucchio: ma mi seguono esse, in false vesti, guardinghe, pronte per colpirmi al fianco, s’io vacilli, s’io dubiti, se stanco il capo in pianto io curvi, o il piede arresti.

NICOLETTA, lo ascolta attenta, e uno stupore doloroso si dipinge sempre più vivo sulla sua faccia. Da mesi e mesi, un ignoto s'incaricava di ferirmi nel mio amore, di colpirmi nella mia fede. Non avrei avuto, forse, che da muovere un dito, che da fare un passo per.... scoprire. Avrei potuto io stesso, forse, vederti uscire da quella casa. Ma ti amavo tanto, e così male, che non volli.

Questa ancora, per colpirmi nel mezzo del cuore! Male lo stimai volpe; è una tigre, quel re. Ma per qual ragione, Dio santo? domandava il Fiesco, torcendo convulsamente le mani, impossenti a sbranare un lontano e troppo alto nemico. Con quale pretesto?