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Or che la notte grava sul supplizio di chi non dorme, e tu sei sola in faccia a te, sola nel vuoto che t’agghiaccia, e non vestita che del tuo cilizio: come fossi sul punto di morire confèssati, chè l’anima t’ascolta: dolce ti sia, non fosse che una volta, quel che da te mai non fu detto, dire.

Ciò che sarebbe una cattiva azione per un uomo qualunque non può diventare un'azione meritoria per un prete. E se così è, tanto peggio per il prete: io ritorno uomo. Tutto è disposto, pronto; domani avrò il diritto di non indossare questo cilizio. E fra qualche settimana sarai la mia sposa, davanti agli uomini... ed anche davanti a Dio... non temere!

Tale era Orazio. Ma la noia, Orazio, non conti nulla la noia? Io la conto moltissimo; ma ella è un cilizio che si attacca alla vita di tutti: imperatori e papi la portano cucita fra la camicia e la carne; e vorreste non sopportarla voi per quattro notti, o sei? Noi fummo pagati, e bene; e questo, che duriamo, non è troppo travaglio.

Grave penitenza, giacchè richiedeva che, per quaranta giorni, portassero e notte il cilizio, andassero scalzi e col cappuccio sugli occhi; giacessero sul pavimento; non lavarsi, non radersi, non tagliare l'unghie, non conversare, non accostarsi alla moglie, sedere per terra; sul desco ignudo non mangiare, carni, uva, cacio, pesci; puro pane e acqua tre giorni la settimana; levarsi al tocco del mattutino, assistere agli uffici fuor di chiesa, oltre recitare certe orazioni.

Ma Beatrice, durando in lei lo impeto di amore, stringe con forza sovrumana il braccio di don Francesco come per istrascinarlo, ed esclama: Vieni, sciagurato vecchio tu non hai un momento da perdere: la morte ti cuopre con le sue ali. Vieni, la bilancia delle tue colpe precipita giù nello inferno. Vesti il cilizio vecchio! Cuopriti i capelli di cenere..... tu hai peccato abbastanza.

Queste tre nostre regioni, Carossa, Matotta e Perissa, veramente sono uno laberinto di cento migliara di errori; mai se non testé la ignoranzia, la sciocchezza, la soperstizia di me e mei compagni ho conosciuto, li quali avevamo la felicitade nostra riposto ne l'andar scalci, radersi il capo, portar cilizio ed altre cose assai, le quali, quantunque siano bone, fanno però lasciar le megliori.

In effetti, figuratevi se poche volte egli avesse versato il sangue sul campo di battaglia! Eppure, il sangue di quell'innocente, sparso nel santuario del Signore, pesò sull'anima dell'omicida come sull'anima di Caino pesava quello del fratello. Egli erra qualche tempo alla ventura per la Francia, ritorna nell'Italia, visita santuari, fa voti, cinge un cilizio, si confessa con un santo.