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Dil che mio fratello sopra questo finge che, avendo Cristo ricevuto il core da lui, criògli tutto quanto il mondo, e al paradiso terrestre dricciatolo, gli comanda che, pascendosi egli del legno de la vita, il quale ha di sua grazia in la figura, non gusti per niente di quello del bene e male; il quale a me par dover significare che l'uomo, facendo le bone opere, quelle non debbe a soi meriti tribuire, anzi tutte nel divin favore collocarle.

Ussun vedendosi astretto mandò a quello ambasceria, et con bone parole lo amaliò mentre la notte aveva ordito e messo in punto le sue genti, et dopo riposato assaltò li tartari e mise quelli in rotta. Prese il signor dei Tartari Zagatai e feceli tagiar il capo, per lo che tutti quei popoli s'inchinarono a lui; et a questo modo si fece signor di tutta la Persia et Media, et fu nel 1469.

Nel tale co' bonè, poi co' cappelli; e i merli si cambiâro in «milionetti», e fûro a mostra i tettaiuol de' petti. Re Carlo fece una festa da ballo; il duca Astolfo ebbe il piú bel vestito; il miglior danzatore senza fallo fu il marchese Olivieri a quell'invito. Del tal anno correva il color giallo, e del tale il cilestro fu gradito.

E perché tu da me ti chiamarai forse oltraggiato essere e vituperato, ti rispondo, nanti tratto, che con l'altre tue bone condizioni matto ancora ti mostrarai, quando in te non voglia patire quello che in altro giammai non cessi adoperare, io dico ne l'altrui fama e onore.

E quello, allora, je fece er piacere De portalli dar re, ch'era un surtano, Vestito tutto d'oro: co' 'n cimiere De penne che pareva un musurmano. E quelli allora, co' bone maniere, Dice: Sa? noi venimo da lontano, Per cui, dice, vorressimo sapere Si lei siete o nun siete americano. Che dite? fece lui, de dove semo? Semo de qui; ma come so' chiamati Sti posti, fece, noi nu' lo sapemo.

ESSANDRO. Entratevene, che vostro padre non vi vegga. CLERIA. Fa' di modo che tu mi porti bone novelle. ESSANDRO. Bene. CLERIA. E se pur non mi trovasse in fenestra, che fischi, ché verrò subito. ESSANDRO. Me ne vo. CLERIA. Aspetta, aspetta, ascolta questo. ESSANDRO. Entrate, ché Gerasto vostro padre vien fuora; che non vi vegga. GERASTO vecchio, ESSANDRO.

Ma nun ce so' tasse e le persone T'agischeno secondo er naturale: nun ce trovi tante distinzione, 'Gni servaggio che vedi è un omo uguale. Che dichi? che nun ci hanno l'istruzione? Ma intanto so' de core e so' reale; E tu finché lo tratti co' le bone Nun c'è caso che lui te facci' male.

Me voglio partire, ca sta cosa è pe venire a fietu. Te tengo alla camera de miezo; viene e famme na cura co lo muto. CAPPIO. Mi volere serrare le ostellerie, bone notte, e se non la volere, la mala notte. GIACOCO. Serra, ca te sia serrata la canna dello manduoco co no chiappo. O negrecato Iacuoco, ca no saccio che m'è ntravenuto, ca sto peo che se fosse ncappato nmano de turchi.

Imperocché io molto piú voluntieri abitarei su lo contado di qualunque altra cittade che su quello di Ferrara, non giá perché ella non abbia tutte le bone condizioni che si ricercano in una simil terra, cosí di reggimento come di nodrimento, ma baldamente dirò che causa veruna non le occorre perché de l'aere o sia del cielo ella si debbia lodare, ché, quando la industria piú de la natura non vi avesse provveduto, guai a le sue gambe!

FESSENIO. Tristo se' tu. POLINICO. Mi maravigliavo che tu non volassi a turbar l'opere bone. FESSENIO. Adonque io non turberò le tua. POLINICO. Nulla è peggio che vedere la vita de' savi dependere dal parlare de' matti. FESSENIO. Piú saviamente l'ho consigliato io sempre che tu fatto non hai. POLINICO. Non puole essere superiore di consigli chi è inferiore di costumi.