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Vibra tutto, parlando: Da , chi sa come, un giorno, il guasto qua... si tocca la fronte che so... si sanò. Riapro gli occhi a poco a poco, e non so in prima se sia sonno o veglia, ma , sono sveglio; tocco questa cosa e quella: torno a vedere chiaramente... Ah! come lui dice accenna a Belcredi via, via allora, quest'abito da mascherato! questo incubo! Apriamo le finestre: respiriamo la vita!

Noi non troviamo nessun riflesso, nessun accenno di tutto questo nei vostri lavori di arte, e per ciò buttiamo via il volume appena scorgiamo di che si tratta; non lo apriamo neppure ormai, certi come siamo di non trovarvi niente che possa interessarci. Ah, ! Le nostre passioni, le eterne passioni, sotto le mutabili influenze della razza, delle circostanze passeggere, degli usi, dei costumi, della moda anche; grazie tante! Come non vi accorgete che, con lievi apparenti modificazioni, ci ricantate sempre la stessa storia? Sono secoli e secoli che voi artisti ci parlate di amore, di gelosie, di tradimenti coniugali e cose simili! Ne siamo stanchi, ne siamo sazii. L'amore? Abbiamo gi

Se il sole dell'amore non ci scalda il cuore negli anni della giovinezza, l'anima si agghiaccia nel dubbio e bestemmia delirando: Chi sono io? e perchè sono? Addio, addio, tranquille e sante illusioni di un ! Nel dubbio voi, fanciulle, consultate e consultate lo specchio: noi, giovani, apriamo lo scrigno: nell'anima inaridita nascono i tossici della solitudine, le invidie: e le invidie per chi? O Dio! per l'amica che sciupò i fiori virginei, gittandoli nella carrozza di un milionario paralitico pei vizi; per l'amico che s'inchinò innanzi alla giumenta d'oro. Addio! È sepolta la giovinezza al suono di due campane: Odio a noi stessi; odio al nostro destino: è sepolta desolatamente, e se ad essa si dovrebbe porre un'iscrizione, questa sarebbe Semper pro me. La trista virilit

Apriamo, noi che lo possiamo ad ogni ora, le opere di Sant'Agostino alla lettera P, nel dodicesimo volume, e troveremo il nome della marchesa Lilla di Priamar che vi era citata come una delle più ragguardevoli dame del suo tempo. Bella, arguta, assai corteggiata, questo dicono le note della societ

No, Chérie, per amor di Dio, non apriamo! La luce mi farebbe morire. Vi era tanta desolazione paurosa, in questa esclamazione, che Chérie si turbò. Spegniamo anche la lampada, allora ella suggerì, cedendo alla strana emozione di Paolo. E toccando un bottone, nascosto dietro la cortina di lampasso del letto, la lampada si spense. Ombra perfetta.

Torino, 25 marzo 1862. Apriamo la tomba, ma per tirarne fuori i qualche vivi che dentro vi caddero, non per contristare sguardi per spettacolo molesto.

Ora veniamo al centro. Apriamo la sepoltura. È il dei morti. Il centro. Sede della consorteria napoletana. Capo putativo. Poerio, Mancini, Conforti. La consorteria. Pisanelli. Scialoja. Altri deputati del centro. Napoletani o no. La utilit

Se il sole dell'amore non ci scalda il cuore negli anni della giovinezza, l'anima s'agghiaccia nel dubbio e bestemmia, delirando. Chi sono? e perchè sono? Addio! addio, tranquille e sante illusioni di un ! Nel dubbio voi, fanciulle, consultate e consultate lo specchio, noi, giovani, apriamo lo scrigno: nell'anima inaridita nascono i tossici della solitudine, le invidie: e le invidie per chi? O Dio! per l'amica che sciupò i fiori della giovinezza, gettandoli nella carrozza di un milionario paralitico pei vizi; per l'amico che s'inchinò innanzi la giumenta d'oro. Addio! È sepolta la giovinezza al suono di due campane. Odio a noi stessi, odio al nostro destino : è sepolta desolatamente, e se ad essa si dovesse porre un'iscrizione, questa sarebbe Semper pro me. La trista virilit

Forse disse solamente Giorgio, diventato serio. Forse: è la nostra parola. Siamo ciechi e quando apriamo gli occhi, è per vedere il sole che fugge, è per ricadere nella notte. Meglio dormire.... E rivolse la testa, quasi infastidita. Gli orecchini di brillanti, smossi, si rifransero vivacemente; la luna invadeva quietamente l'angolo oscuro dove stava Giorgio, ma egli non si accorgeva di nulla.

Ben diceste, nostro amato figliuolo « alquanto acerbo risponde il pontefice » prudente consiglio fu quello di vostra mercede, e per avventura assai cauto. Noi dunque apriamo questo placito qui. Lo preseder