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103 Come d'alto venendo aquila suole, ch'errar fra l'erbe visto abbia la biscia, o che stia sopra un nudo sasso al sole, dove le spoglie d'oro abbella e liscia; non assalir da quel lato la vuole onde la velenosa e soffia e striscia, ma da tergo la adugna, e batte i vanni, acciò non se le volga e non la azzanni: 104 così Ruggier con l'asta e con la spada, non dove era de' denti armato il muso, ma vuol che 'l colpo tra l'orecchie cada, or su le schene, or ne la coda giuso.

Quest'arte si ritrova in tutti i romanzi del De Marchi; la si ritrova in Giacomo l'idealista dove vela ed abbella una concezione di carattere che è forse la più profonda e la più geniale di quante siano uscite dalla mente pensosa del nostro romanziere, la si ritrova nell'ultimo suo lavoro in cui una storia triste si svolge in mezzo a tanto sorriso di natura, a tanta trasparenza d'aria, a tanta pace e tanto azzurro di lago e di cielo.

L'Ospizio d'Andorno è detto di San Giovanni ed è assai insù nella valle del Cervo, ad un'ora e mezza di vettura dal borgo. La montanara abbella il suo alp con qualche medaglietta di San Giovanni e d'Oropa: i nuovi arricchiti innalzano ville sontuose e cooperano all'edilizia pubblica, aprendo stradoni, costruendo ponti, facendo segare marmi e pietre per cimiteri e chiese.

Amar vogl'io, di quell'amor che avvampa In te, e ne' tuoi più nobili viventi, Di quell'amor che da' rei lacci scampa, Di quell'amor che regge infra i tormenti, Di quell'amor che all'universo è lampa Nella chiesa infallibil de' redenti, Di quell'amor pio, ver, forte, Che abbella e vita, e gioie, e strazi, e morte! Domine, qui amas animas.

Qual con ferrata zampa Ne le fumanti arene Orma il puledro stampa Ch'arabo eroe frenò, Tale in marmoree vene L'araba sesta osò Arco gentil, che ignoto Artefice addentella. Come fu vista il loto Iside Iddìa frangiar, E di meandri abbella Che le Peri intrecciar. Alterna il facil mirto Col nobile cipresso Ombre al sognante spirto, E di perenne umor Il murmure sommesso Molce a' gagliardi il cor;

I' dico, s'alcun passa, che rifranchi noi d'esta valle del suo lume cassa, narrando il suo ritorno; ma trapassa con speme l'anno, e morte abbiamo ai fianchi. Sleguasi 'l tempo pur anco appare chi dica: Annuncio a voi grande allegrezza: ecco torna colei che 'l mondo abbella! Lasso! non so che piú mi speri, ché ella per su que' monti con Diana, pare, va solacciando e noi qui giú non prezza.

«Al vero nata l'anima Nel dubitar si snerva; Quindi a sospetti ignobili Fatta ogni più serva, Discrede l'amicizia, Discrede ogni virtù; Nessun eccelso palpito Suoi giorni abbella più. «Ma, dacchè i vili dubbii Cacciai dall'intelletto, E potei diva accogliere Filosofia nel petto, Dacchè imparai qual abbia La vita alto valor, E affratellato agli uomini Conobbi il Redentor;