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E voltosi a Vanni:

E il suo core talor tutto si serra E cessa il palpito, Ma poi torna il desir senza la speme E le sembra esser sola sulla terra. E mentre ignara del suo mal pur geme, La solitaria Dal cielo implora i tormentosi affanni, Purchè vi sia chi con lei pianga insieme. E che dan le dovizie a' suoi vent'anni? L'avito orgoglio E le turbe inchinate al suo passaggio?... Ella vorrebbe dispiegare i vanni

E Vanni che era un bel giovane e d’un far risoluto e vivace, alzatosi s’avvicinò a Guidotto e con franchezza rispose:

Romagna tua non e`, e non fu mai, sanza guerra ne' cuor de' suoi tiranni; ma 'n palese nessuna or vi lasciai. Ravenna sta come stata e` molt'anni: l'aguglia da Polenta la si cova, si` che Cervia ricuopre co' suoi vanni. La terra che fe' gia` la lunga prova e di Franceschi sanguinoso mucchio, sotto le branche verdi si ritrova.

103 Come d'alto venendo aquila suole, ch'errar fra l'erbe visto abbia la biscia, o che stia sopra un nudo sasso al sole, dove le spoglie d'oro abbella e liscia; non assalir da quel lato la vuole onde la velenosa e soffia e striscia, ma da tergo la adugna, e batte i vanni, acciò non se le volga e non la azzanni: 104 così Ruggier con l'asta e con la spada, non dove era de' denti armato il muso, ma vuol che 'l colpo tra l'orecchie cada, or su le schene, or ne la coda giuso.

ad alto il negromante batte l'ale, ch'a tanta altezza a pena aquila sale. 50 Quando gli parve poi, volse il destriero, che chiuse i vanni e venne a terra a piombo, come casca dal ciel falcon maniero che levar veggia l'anitra o il colombo. Con la lancia arrestata il cavalliero l'aria fendendo vien d'orribil rombo. Gradasso a pena del calar s'avede, che se lo sente addosso e che lo fiede.

E questo ella fece speditamente, e chiese a un tempo che il suo Vanni potesse avere un abboccamento con lui.

Io voglio, io voglio vivere, e aver sempre vent’anni, Sfiorar tutti gli spazii col vol di tutti i vanni, Rider, gioire, amar; Vo’ inebbriar di raggi la gioventù superba, Lieve siccome un’ala, fresca qual filo d’erba, Limpida come il mar!...

Sciaverio lo levò da tanto imbarazzo proponendogli la terra del Chiarchiaro: sorgeva solitaria in riva al mare, sulla punta destra d'un seno: era d'un suo amico, un certo mastro Vanni Greco, un vecchietto magro magro, con una barbaccia grigia, e gli occhi rossi come Caronte; non sapeva se compare Nicola lo conoscesse.

Dell’ombra io spierò sogni e misteri, e del silenzio i fremiti sommessi; e ingenue laudi comporrò con essi che tu modulerai lungo i sentieri....» «.... Vanni, m’ha desta il brivido dell’alba, dormìi sull’erba come in un lenzuolo: chi fu che mi vegliò tacito e solo, sotto l’incanto della luna scialba?...