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Aggiornato: 16 maggio 2025
Ma qui avvertir si dee che, detratte e levate le dette libre 11, over le giá dette once 132 di fino argento a sorte per sorte di esse monete, vi sopravanzano, in tutta somma, rotti di detto argento, che importano once 80 denari zero grani 9-1/5, e de' quali se ne fará particolar menzione a sorte per sorte nella tavola sopra ciò fatta nel capitolo XLI. Il qual argento di rotti, in quanto al peso, vien compreso nel peso del suddetto rame.
E con quest'ordine resteranno fatti tutti li pagamenti integri e perfetti, sí come ampiamente nel capitolo XXVIII dall'autore è mostrato. Ed il simile si potrá fare di tutte le monete sinora fatte, che tassate saranno nel modo e con l'ordine dimostrato e descritto nella tavola a capitolo XLI.
Essendoché il rotto di ciascuna moneta, qual non arriverá al valore di un quattrino, non dovrá esser posto in tassa per le cause allegate nel capitolo XLI; e tal fatto sará perché alcuni hanno lavorato nei tempi passati, ed alcuni anco di presente lavorano nelle zeche l'argento a finezza o lega di once 11 e denari 18 per libra, a 11 e 12, a 11 e 10, a 11 e 8, a 11 e 4, a 11 e 3, a 11 e 2, a 10 e 17, a 10 e 10, a 9 e 20, a 8 e 20, a 7 e 4, a 5 e 22, a 3 e 22, a 2 e 22, a 1 e 4, a denari 22 e simili; facendo sotto una di dette leghe, cosí rotte, monete di diverse sorti, nelli valori delle quali sono comprese le loro fatture; onde nella maggior parte di esse necessariamente vi sono intervenuti e v'interveniranno di molti rotti.
Della tassa delle monete. E, quanto alla tassa reale ed universale di tutte le monete sinora fatte, a me pare che ciò sará cosa facilissima di fare, dicendo l'autore nel capitolo XLI che, osservando l'ordine da lui dimostrato, essa si potrá fare a cittá per cittá ed a provincia per provincia ed in un medesimo tempo, se bene non sará dato aviso a vicenda dall'una all'altra, perché quelli della professione sanno molto bene a che leghe siano coniati gli ori e gli argenti nelle zeche di molte cittá e province; le quali leghe non potranno mai piú esser rimosse dal loro essere, nel quale ogni sorte di monete, e d'oro e d'argento, cosí le antiche come le nuove, si troveranno essere state fatte, perché giá sono terminate e firmate nel detto loro essere.
Conciosiaché dal peso del loro fino ne deriveranno anco i loro proporzionati dati valori, con i quali si potrá tutto ciò sapere, e de' quali pesi e valori minutissimamente si tratterá nelle tariffe a capitolo XXI e nel capitolo XXXIII. Egli è ben vero che il valore del rotto che sará in alcuna moneta delle tassate, cioè meno di un quattrino di esso rotto, non si nominerá in sapere il fino di essa, per esser quasi innominabile ed intassabile per le cause allegate nel capitolo XLI.
Accioché tutte le monete sinora fatte, cosí d'oro come d'argento, s'abbiano a spendere per l'avenire per li suoi giusti dati valori, sará necessario dar loro una ordinata correzione o tassa, qual si fará in questo modo, cioè: che, conosciuta dalli contisti, con i loro debiti mezi, la quantitá in peso del puro e del fino che nelle monete esser si trova, valutare ciascuna sorte di esse alla rata, cioè quelle di oro a ragion di lire 72 d'imperiali l'oncia, e quelle d'argento a ragion di lire 6 l'oncia, avendo solamente riguardo al puro ed al fino che in esse ed in ciascuna di loro essere si trova, e nel modo che in questo Discorso, al capitolo XLI ed al capitolo XLVI, in quella parte ch'appartiene a detti contisti, si contiene; con far fare tariffe in stampa che siano d'un medesimo tenore, cioè in quanto alla tassa delli danari, sí come cosí veramente per cagione dell'ordine esser dovranno.
Il pregio singolar di tua bellezza, Ove pregio mortal non può salire, Mise in cotanto ardor mia giovinezza Che di teco sposarmi io presi ardire. Ora che d'oro, e che di fral ricchezza Altri non mi soverchi, io non vuo' dire; Potrai con altri consumar tuoi giorni, Che 'l tuo bel volto di più gemme adorni: XLI
er'io da gli amorosi lacci uscita, schernendo ogni martìre e pena acerba de l'incredibil duol, ch'in sè riserba qual ha per troppo amar l'alma smarrita. quand'a me Amor: le tue ritrose voglie, muterò, disse; e femmi prigioniera di tua virtù, per rinovar mie doglie. XLI. Allo stesso
Avvertendo però i lettori che in questi essempi tacerò alcuni rotti, sí per non fastidirli, sí perché essi rotti sono di pochissima importanza a moneta per moneta, che restano nelle fatture compresi. De' quali però ne farò menzione e dichiarazione nel capitolo XLI. Ma quanto sia differente quello che in luogo delle dette once 132 si piglia e si riceve nel corpo delle monete, di qui si conoscerá.
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