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Aggiornato: 2 giugno 2025
Don Marco giunse le mani: stette pensoso un istante, forse dubitando che tanti guai non fossero possibili così a un tempo; forse avvisando a quel che poteva fare per la sventurata: poi disse a donna Placidia: «allora l'accompagneremo a suo padre.» «Ah no...! no! esclamò Bianca; ma il prete interruppe: «E vorresti rimanere qui, dove gli infelici sono gi
Pensaci... se rimettessimo le cose a domani, forse si potrebbe tentare qualche rimedio.... Giusto ripetè il rifiuto con un cenno del capo. Capisco che tu mi vorresti venire in aiuto, ma io ho mutato idea; me ne andrò all'estero a dipingere i miei quadri; l'esattore si pigli pure tutto... fa il piacere di pignorarmi subito... Però ti ringrazio.
Ma ritornerei dopo tre giorni. Che cosa vorresti facessi in viaggio se ella mi ha come... ammaliato? Capisco, capisco! ripetè il Sappia sopra pensiero. Ma sai bene, Enrico, in queste cose non si possono dare consigli. Io non ho mai provato che cosa sia questo tormento. La mia Luisa io non l'amo abbastanza per esserne geloso. E stettero silenziosi entrambi per un cinque minuti.
Che cosa ti sentiresti di fare per provarmi l'amore che dici di portarmi? Che cosa vorresti che facessi? Lascialo, seguimi, dammi tutta la tua vita!
SIMBOLO. Stimava che, la notte come madre de' pensieri avendovi meglio consigliato, foste mutato di parere. DON IGNAZIO. Piú mi ci son confirmato. SIMBOLO. Frenate tanto sdegno che impedisce il dritto della raggione, ché le vostre parole potrebbono cagionar qualche gran scandolo. DON IGNAZIO. Che vorresti dunque che facessi?
Sono certa che tutto ciò proviene da.... da colui che non vuoi che io nomini; e se non è così non dovresti aver nessuna ripugnanza a dirmi la ragione di quella tua melanconia che vorresti, ma non puoi nascondermi.
FESSENIO. Un Lidio da Modon, tanto a te simile che pensai te esser lui. LIDIO femina. Fannio mio, uh! uh! uh! La cosa è chiara. Come è il nome tuo? FESSENIO. Fessenio, al vostro piacere. LIDIO femina. Felici semo: non c'è piú dubbio. Oh Fessenio mio caro! mio caro Fessenio! mio sei tu. FESSENIO. Che tante carezze? No, no. Per tuo mi vorresti, ah?
E vorresti ch'io ti avessi a dar mano, eh? è per questo che m'hai tirato a forza fin qui, proprio all'ora che sulla porta del caffè io aspettava una persona, per accompagnarla alle prove del ballo nuovo. Una persona?... Gran che, conte Achille! per un amico puoi lasciare ch'essa ti tiri gli orecchi qualche volta! Ma non che mi graffii!
Ecco... ti piglia ancora il tremito: di che hai paura? È un bell'uomo, un artista come vorresti tu... io lo so bene... non è più tanto giovane... a te piace così... io lo so perchè le mamme leggon nel cuore delle loro bimbe... Dunque non tremare... Lascia che egli ti vegga... Vuoi? Chi sa? Potrebbe essere lui... Nina non rispondeva; la gazza continuò a mormorare come una tortora.
Oh! no, non era lui, avendolo lasciato che altercava colla padrona nel suo gabinetto. Tu mi fai racconti molto strani, Annetta; stamattina mi hai spaventata colla paura d'un assassinio, ed ora vorresti farmi credere... Non vi dirò più nulla; ma però se non avessi avuta gran paura, non sarei svenuta, come ho fatto. Era forse la camera dal quadro del velo nero?
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