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Aggiornato: 2 giugno 2025
PANURGO. Che dunque vorresti, ch'io non fusse niuno? NARTICOFORO. Anzi, che non foste ad un tratto tre. PANURGO. Orsú, fatevi tre pezzi di me, e ognuno si pigli la parte sua. PELAMATTI. Tanto sará l'andar cercando questi per Napoli? FACIO. «Come Maria per Ravenna». Ma tu chi miri? PELAMATTI. Facio, colui che ragiona con quei vecchi, mi par colui che mi tolse le vesti.
VIGNAROLO. Io sono stato stimato Guglielmo da uno suo debitore, perché mi diede dieci ducati che li doveva, e da una sua innamorata, e son stato stimato da tutti Guglielmo; ma perché tu hai invidia della mia felicitá e non vorresti che fussi meglio di te, ti affatichi con tante ragioni a darmi ad intendere che non sia lui. Ma io sono Guglielmo a tuo dispetto.
Che la gente s’innamori di te è un fatto che mi lusinga, e, francamente, non m’impensierisce.... Clotilde Eh, bada: dicono così tutti i mariti ingannati. Giulio Cattiva! Vorresti rendermi geloso, ma non cavi un ragno dal buco. Clotilde Lasciamo stare il ragno, e pensiamo un poco al tuo disgraziato e innamorato amico. Giulio
Che non è vero, che non può esser vero che tu mi ami, poichè io non ho nulla per essere amato da te? Tu, indegna, tu?... Ah, se sapessi.... Ma, come ogni volta che ella accennava al proprio passato, Andrea Ludovisi le chiudeva la bocca con un bacio. Taci, taci!... Che cosa vorresti dirmi? di chi vorresti parlarmi?... Non esiste che una sola Costanza, la Costanza mia....
Vengo, prima di tutto, a vedere cosa è successo iera sera con Cantis. È pazzo quel fanciullo o l'hai aizzato tu stessa contro di me? Perchè vorresti ch'io lo avessi aizzato contro di te? Per salvare il tuo amante dalla mia vendetta. Ma che amante! disse Nan
Di moderati non è duopo, carissimo Giovanni: ti lascio colle tue utopie; tu vorresti fare il possibile nella tua testa con mezzi impossibili. Educazione, moderazione nel popolo! Ah! filastrocche di racconti della nonna nel canto del fuoco.
Se tu vuoi essere mia moglie, dal primo giorno ti fo donna e madonna di tutte le mie robbe, te le porrò in mano ché le maneggi a tuo modo. Beata te, se tu farai a mio modo! ARMELLINA. Io vo' che tu facci a mio modo. VIGNAROLO. Facciasi, se non al mio, al tuo modo: tutto torna in uno, purché non resti di fuora. Ma io vorrei una grazia da' cieli. ARMELLINA. Ed io un'altra. VIGNAROLO. Che vorresti?
Girando s'impara; disse Filippo. Del resto, non sono io che so molto; sei tu che ti contenti di poco. Ma questo è buon segno; non sei innamorato. Se tu lo fosti, vorresti gi
La signora Merelli ha avuto una bambina stanotte. Sì? Potrai andare domani o dopo a farle una visita. Ci anderò. Pare che stia benissimo. Dopo una lunga pausa, intanto che Alberto versava da bere ella chiese: Se io avessi una bambina come la chiameresti? Come vorresti tu. Ma però? Il nome di mia madre, per esempio, o della tua.
LECCARDO. Per un'ora, anzi mezza, anzi per un quarto; e te la ritorno come me la prestasti. CHIARETTA. Dimmi, che vorresti? LECCARDO. Vorrei.... CHIARETTA. Che vorresti? LECCARDO. Dubito non me la presterai. CHIARETTA. Ti presterò quanto ho per un'ora, per un quarto, per quanto tu vuoi: a me piú tosto manca l'occasione che la voluntá di far piacere; e se non basta in presto, te la dono.
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