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Aggiornato: 11 giugno 2025
A rivederci, signora Giulia, a rivederci, Lucilluccia mia disse il giovine ingegnere Roberto Arconti, stendendo la mano alle due signore Dal Bono, madre e figliuola, ch'entravano in un negozio di mode nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano.
Passarono due settimane interminabili, mestissime, senza che giungesse nè pure una risposta di Vittorio; il terribile istante s'avvicinava: Giulia ignorava ancora che sarebbe di sè. Finalmente, un venerdì mattina, Lorenzo entrato nella camera della poveretta la svegliò per consegnarle una lettera che aveva ricevuto dal giovane con grande mistero, con grandi precauzioni.
La seconda, al sindaco, pel monumento a Vittorio Emanuele; La terza, al farmacista, da suddividersi fra le due collette promosse da Garibaldi e da Mazzini pel milione di fucili... e pel soccorso alla libera stampa.
Dopo questa sentenza, fu fatto il silenzio. La sera pernottammo a Rampagallo, ed il 13 verso le 7 pomeridiane abbiamo fatto il nostro ingresso a Salemi. Il 14 fu fatto il decreto col quale Garibaldi dichiarava di assumere la dittatura in nome di Vittorio Emanuele Re d’Italia.
Aveva distribuito gradi e attribuzioni con savia prudenza. I giovanotti le proponevano gite, feste, partite di piacere; ma gli uomini posati, i tondeggianti nella pinguedine senile, dovevano approvarle e combinarle. Gli assidui l'aspettavano al teatro, sul corso, al caffè Vittorio Emanuele; ma erano sempre i più attempati che godevano l'ambito onore di accompagnarla, e in tal modo erano tutti contenti; gli uni nell'orgoglio di apparire pericolosi, gli altri nella piena soddisfazione della loro autorit
Vittorio Alfieri era molto ammirato dal giovine Manzoni; dubito tuttavia assai che il Manzoni abbia conservato sempre la stessa ammirazione per l'illustre Astigiano. Tra i due poeti erano alcune conformit
E Missori: Io non vi smentisco, ma voi scemate i meriti dei vostri, esagerandoli, e, peggio, mettendo a pari codesta impresa con quella di Garibaldi. Ammetterete almeno, notò il marchese Trecchi, il quale volea fare d'un pruno un melarancio, che l'impresa superi moralmente quella delle Due Sicilie per la demolizione del Papato e per la trasfigurazione di Vittorio Emmanuele in Enrico VIII.
L’alpigiano possiede l’istinto della misura e non la soverchia mai, nè il Re Vittorio Emanuele era uomo da tollerare gli si mancasse di rispetto. Bensì sapeva proporzionare gli atti e le parole alla condizione delle persone ed attribuire ad ogni atto o parola altrui il suo giusto valore.
La guardai, muto. Carolina abbassò gli occhi e si mise a tormentare la frangia del suo grembiale. Io non li vedevo quelli occhi ma tutto in lei rispondeva: Sì, sì, signor Vittorio, io vi voglio bene! Chiedetemi a mio cognato! Prendete la piccola Carolina e formate la sua felicit
Erano costoro i due che di tutta la compagnia rimanevano, dopo la soppressione, a custodire il cenobio. Fra Vittorio era un sessagenario invermigliato, fortificato e letificato dal succo dell’uva. Una piccola benda verde gli copriva l’infermit
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