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Aggiornato: 12 giugno 2025
Passati i Quattro canti e continuando per via Toledo verso il mare, esse giunsero finalmente ove quella via principale forma una piazzetta regolare, ed ove verso levante trovasi l'ingresso del vicolo che conduce all'Albergo d'Italia, e nell'entrare nel portone dello stesso, esse s'accorsero che sin lì eran state seguite.
In pochi momenti, il dolore le aveva fatto pigliare tanto vantaggio sugli animi di quelle due dolci creature, che nel dire parve ad esse una santa. E l'ora passò sì presto, che non avevano raccolto il po' di fardello che loro sarebbe bisognato in villa, e il signor Fedele venne a pigliarle. Chiuse per bene le porte di casa, uscirono fuori del borgo, per quel vicolo dov'era passata la signora Maddalena, nel suo ritorno doloroso. Coperte di lunghe guarnacche nere, le due fanciulle reggevano il passo della zia, tenendosi strette a lei, come usavano menandola a messa; e il padre dietro, per un sentiero fuori mano, le fece scendere nel greto del torrente. La povera cieca, inciampava ne' ciottoli o si pungeva tra le spine, ma non fiatava; dolendosi solo di non aver potuto parlare a don Marco prima di partire, chè di certo da lui avrebbe avuto qualche sano consiglio. A un certo segno, il sentiero entrava sott'uno degli archi del ponte, che rimaneva a secco per la povert
Via, e lo so a mente come le litanie: vicolo della Chiusa, n. 42, piano terzo, uscio a sinistra, quattro finestre sul vicolo, abitazione del signor Meustrier, dottore in ambo le leggi. Ma a me passano pel capo ben altri timori. E sarebbero....
«E che dalla casa di questo matto benedetto alla tua, non v'ha di mezzo che il vicolo? «Gi
DULONE. Ed io nel por del piè in questa strada, l'ho lasciata che stava ragionando col padre su la fenestra in quel vicolo, e l'ho vista come veggio voi. Se Amasia non gioca di bagattelle o non è qualche fantasima, non so come possa star in duo luoghi in uno istesso tempo. ERASTO. Chi era seco nella strada?
Non dimentichiamo uno specchio appiccato alla parete, presso il vano della finestra, e sopra lo specchio un certo trofeo di spade e sciabole in croce; più lungi, in un angolo, un fucile di guardia nazionale, con la sua baionetta voltata all'ingiù, e con larghe chiazze di ruggine, che attestavano i suoi scarsi servizi, lasciando supporre che il suo padrone andasse più sovente ad onorare di sua presenza la sala di disciplina nel vicolo dei Salvaghi, che non il portone del palazzo municipale.
Complice? esclamò la donna, gettando un grido di raccapriccio. Complice del delitto commesso qui nel Vicolo la sera del 14 gennaio... La Sguancia era divenuta livida. Complice! ripetè la donna, dopo un istante. Aveva appoggiati i gomiti alla rozza tavola sulla quale ardevano due candele di sego, e si copriva il volto con le mani carnose.
AMASIO. Comandate liberamente. CINTIA.... che quando mi mandate le vesti, me le porgeste per quel vicolo con una pertica e che non le faceste veder per la fenestra sopra la porta senza gelosia;... CINTIA.... accioché le genti vedendole non pensino alcun male.... AMASIO. Farò quanto da voi mi vien comandato. Ma non so che altra cosa ha detto piú bassamente.
Il ragazzo di Stella Farina era corso a chiamare la guardia di pubblica sicurezza di piantone all'angolo del vicolo. La guardia arrivò correndo, con una mano sull'elsa della daga. Per la via gridava: Ferma, ferma! Don Peppe ebbe allora un istintivo impeto di salvazione. Fece un passo, guardando innanzi a sè nella via lunga e libera. Ma pur i vicini, intorno, gridavano: Ferma! Ferma!
I suoi passi di uomo panciuto, brevi e rapidi, si udirono allontanarsi per il vicolo: giunse ancora un colpo di tosse, indi più nulla.
Parola Del Giorno
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