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Aggiornato: 31 maggio 2025
Avevano preso lingua per via; e non era stato facile ritrovare subito la dimora del Vicerè delle Indie. Chi conosceva a Valladolid un vicerè delle Indie?
Motivò in risposta il conte Prina, un nuovo articolo da lui redatto in questi termini: «È incaricata la deputazione di far conoscere alle AA. PP. il dritto eventuale acquistato dal principe Viceré alla corona d'Italia in forza del primo e del quarto statuto costituzionale, diritto reso piú sacro dall'amministrazione, dalla gratitudine, dai voti e dal desiderio della nazione». Con molte ragioni dimostrò il conte Guicciardi, che non era lecito di porsi in campo il dritto eventuale, finché non fosse escluso il positivo, ed accennò l'inconvenienza di ricercare alle potenze alleate, e specialmente all'Austria, il principe Eugenio in sovrano.
E disse proprio al Vicerè le parole, che mi avete riportato adesso, viscere mie? Gli disse! Così mi parve, dalla lontana, che gli dicesse, Ah! beato lui... E la vegnente domenica, quando incontrai alla messa quella brutta vecchia della sua moglie, mi passò da canto senza salutarmi, e vidi che mi rideva per ischerno.
Il re, coll'assisa di generale, in berretto, montava un cavallo arabo storno, e lo seguiva un codazzo di generali, di ciambellani, di servitori; Fanti, ministro della guerra, e Farini, vicerè di Napoli in pectore, esso pure insaccato in una capace tunica militare; tutta gente avversa a Garibaldi, a codesto plebeo donatore di regni.
EUFRANONE. Signor viceré, chi non sa reggere e comandare a' suoi affetti lasci di reggere e comandar agli altri, né si deve prepor la natura alle leggi: però non dovete far torto a me perché costoro sieno a voi congionti di sangue e di amore.
Il segretario degli ordini del principe Eugenio, per nome conte Méjean, erasi tirato addosso, più ancora che non avessero fatto i conti Paradisi e Vaccari, lo sprezzo e l'odio de' Milanesi. Era il Méjean francese, e godea dell'assoluta fiducia del vicerè; talmente che se non vi si fosse attraversato l'espresso e formale divieto dell'imperatore, sarebbe salito in pochi anni alle più eccelse dignit
Un tale affronto all'Almirante! al vicerè delle Indie! Non ha dunque più vergogna, quel tristo?
Su, da bello, diletto mio; aprimi il tuo cuore intero, fa' conto di confessarti proprio a tuo padre. Confessati appena i miei falli, vorrei essere tratto subito a morte... Per questo non dubitare dell'ottimo cuore del Vicerè... e anche io ti aiuterò... Solo desidererei non fosse di corda, ma sì di scure... la morte mia...
E il cortigiano, con sorriso punto meno fino, pronto alla parata, rispose: Non conosco il vostro, sibbene quello del Vicerè, a cui pochi possono andare pari, superiore nessuno. Ed il criminalista dall'arguta risposta si trovò capovoltato.
LECCARDO. Voi dite «amen» come fosse al fine e non sète ancora al principio. DON FLAMINIO. Spediscimi, per amor di Dio! LECCARDO. Sei bello e spedito. Carizia è maritata con un parente del viceré della provincia. DON FLAMINIO. Se tu dici da senno, m'uccidi; se da burla, dove ci va la vita mi ferisci troppo acerbamente. Sai tu il nome del marito?
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