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Ministero dell'interno: VACCARI, predetto, Ministro DE CAPITANI Paolo, segretario generale CERIANI Giuseppe Cesare, BERNARDONI Giuseppe, CARMAGNOLA Paolo, capi di divisione.

Continuò ad esserne ignoto l'oggetto anche negli ultimi momenti che la precedettero; si osservò solo che tutti, contro il solito, erano intervenuti i senatori nel numero di 36, compresi i due ministri della giustizia e delle finanze, oltre il conte Vaccari ministro dell'interno, sebbene come non senatore non vi avesse voce deliberativa: non mancavano che cinque membri assenti ed il conte di Breme che si disse ammalato.

Invano il conte Vaccari tentò di fare stanziare il capitolo proposto dal conte Prina sul dritto eventuale del principe Eugenio, chè con poco stento il conte Guicciardi ne ottenne la reiezione. Infine, i deputati eletti dal senato furono appunto esso conte Guicciardi, il conte Castiglioni e il conte Testi, ministro.

Questo e l'altro furono letti piú volte. A ciò successe una ben lunga discussione, nella quale presero parte, da un lato, il presidente, Paradisi, i ministri Prina e Vaccari, e dall'altro, Guicciardi, Dandolo, Massari, Verri, Castiglioni.

Il segretario degli ordini del principe Eugenio, per nome conte Méjean, erasi tirato addosso, più ancora che non avessero fatto i conti Paradisi e Vaccari, lo sprezzo e l'odio de' Milanesi. Era il Méjean francese, e godea dell'assoluta fiducia del vicerè; talmente che se non vi si fosse attraversato l'espresso e formale divieto dell'imperatore, sarebbe salito in pochi anni alle più eccelse dignit

Rispose il conte Dandolo, doversi quistioni siffatte non altrimenti discussare che da una commissione; e fece instanza acciò in sull'atto si procedesse alla nomina di commissari, e si dessero a questi almeno due giorni di tempo per bene investigare la cosa. Indarno i conti Veneri, Paradisi e Vaccari cerziorarono il senato che il vicerè con sua lettera aveva fatto abilit

Alla lettura di un tale rapporto fu grande la commozione di alcuni, massima poi quella del conte Paradisi e del ministro Vaccari. Dissero apertamente che, esclusa la domanda di S. A. I. in Re d'Italia, era inutile l'oggetto della controrisoluzione, e che l'intruso complimento era piuttosto ingiurioso. Il conte Paradisi ricercò che si leggesse di nuovo il progetto del cancelliere guardasigilli.