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Aggiornato: 2 ottobre 2025
Arrivò vicino all'avversario e gli puntò la pistola alla gola. Involontariamente Gervaso fremette, ma tenne fermo. Signor conte, in nome di Dio, volete assassinarlo! gridò il medico. Ho due palle nel ventre, rispose il conte con urlo feroce, posso adunque restituirgliene una.
Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra, e ’l ventre largo, e unghiate le mani; graffia li spirti ed iscoia ed isquatra. Urlar li fa la pioggia come cani; de l’un de’ lati fanno a l’altro schermo; volgonsi spesso i miseri profani. Quando ci scorse Cerbero, il gran vermo, le bocche aperse e mostrocci le sanne; non avea membro che tenesse fermo.
Tu non sei pazzo! Non sono pazzo? Eccoti! E lo ferisce al ventre. È un urlo d'orrore. Tutti accorrono a sorreggere il Belcredi, esclamando in tumulto Di Nolli. T'ha ferito? Bertoldo. L'ha ferito! L'ha ferito! Dottore. Lo dicevo io! Frida. Oh Dio! Di Nolli. Frida, qua! Donna Matilde. È pazzo! È pazzo! Di Nolli. Tenetelo!
Che mi curo io di vita? che di giustizia? Dieci anni di vita piú o meno non m'importa. ESSANDRO. Mi dicono che è romano e maestro di scuola, e che si chiama Arcinfanfano. Dimandarò ogniuno che incontro, accioché per negligenza non resti di trovarlo. ESSANDRO. Vien qua tu: perché fuggi? NARTICOFORO. Voleva andare, amicto, exonerare il ventre delle superfluitá della digestione.
E, fasciando il ventre del bambino, soggiunse: Questo oramai è assicurato. Dio lo benedica!
Di tal guisa parlando, il re di Citrulia si era lasciato cadere sui cuscini del trono, e rideva grossamente colle guancie e col ventre. Mi perdoni la maest
Su ’l limite di una boscaglia fluviatile le tigri balzando dalle erbe si gittarono al ventre dei cavalieri. L
Echi ribelli, calati dalle montagne lontane e vinti dalla stanchezza, elastici Echi in agguato, puntate l'orecchie, grandi Echi di bronzo, inarcano il loro dorso di vecchi gatti metallici dal ventre vuoto che fa le fusa!...
E tucto il desiderio loro è in vivande, facendosi del ventre loro dio, mangiando e beiendo disordinatamente. E però caggiono subbito nella immondizia, vivendo lascivamente. Guai, guai a la loro misera vita: ché quello che il dolce Verbo, unigenito mio Figliuolo, acquistò con tanta pena in sul legno della sanctissima croce, essi lo spendono con le publiche meretrici.
PEDANTE. Cattivo augurio: annunzia lacrime e pianto. LARDONE. Dicesi «lacrima», ché per la sua gagliardía ti fa venir le lacrime agli occhi. PEDANTE. Lardone, vorrei che tu libassi i vini e non ne ingurgitassi nella voragine del tuo ventre le cotile, le exabasi, gli acetabuli, i gutturni, i cantari, l'anfore, le paropsidi e i ceramini intieri intieri: hai bevuto per sei tedeschi.
Parola Del Giorno
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