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Non vengo a prender commiato da voi; chè non potrei vedervi contenta e sorridente a fianco del Percy, dell'uomo che riamate, e per contro mi riuscirebbe troppo gran peso il mesto addio, consigliato al vostro cuore da una sterile piet

Guarda l'uscio di sinistra; vi si avvicina, lo socchiude, e, con voce rotta dall'emozione, chiama: Nicoletta? Sipario. Nicoletta, Piero. L'azione riprende al punto in cui fu interrotta alla fine del secondo atto. Che ha socchiuso l'uscio di sinistra, ripete. Nicoletta? NICOLETTA di dentro. Vengo. PIERO si allontana e siede a destra.

«Vengo a sollecitarla ancora una volta a proposito di quel tal quadro, di cui ella non mi ha più fatto saper nulla. «Il mio desiderio di possederlo si è accresciuto a mille doppi, ed io sono disposto a pagarlo qualunque prezzo.

Che, divertimento ah? La gente s'era scordata d'andare in carrozza. Ognuno casa sua la teneva a quattro passi, e poi col sole che c'era veniva la voglia di farsela una passeggiata co' piedi nelle pozzanghere. E così la giornata se ne scivolava... Ohè?... vengo? vengo?...

Il Palavicino tosto si mosse, e veduto l'uomo e ricevuta la lettera, lo richiese da chi era mandato. Io vengo da Milano, illustrissimo, e son qui di passaggio per Napoli. Questa lettera mi fu data a consegnarvi da un uomo di camera della contessa vostra madre. Il Palavicino subito aprì allora la lettera e la scorse di volo.

Forse anch'egli, come i tuoi, mi crede indegna perchè vengo da povera piccola gente e mi sono conservata pura tra le privazioni. Forse perchè la mia casa è fredda d'inverno e mio padre non è stato mai a Parigi, a Londra, e non si è mai ubbriacato di sciampagna? Gioconda! esclamò Folco, movendo un passo contro di lei. Non devi parlare in questo modo dei miei, di Ariberto! Te lo proibisco!...

MASTRO ANTONIO. Oh! fa' si che tasa quel zotarello. PRUDENZIO. S'io vengo ... MALFATTO. E come ce verrete, che la porta è serrata? PRUDENZIO. Tu vederai se noi la apriremo poi. MALFATTO. O provateci un poco. PRUDENZIO. Per lo amor de Dio, sta' cheto. MALFATTO. Son contento, ! MASTRO ANTONIO. Volete che canti piú?

Allora Nino con subitaneo impulso balzò sul predellino del vagone, girò la dura maniglia dello sportello, ed entrò. Vengo anch'io fin dove andr

CECA. Chi è la giú? RUFINO. Sono el fratello della Ceca vostra. CECA. Chi sei? Antonio? RUFINO. Madonna . CECA. Tu sia el ben venuto. Aspetta, ch'io ti vengo a oprire. RUFINO. Zi! Patrone, acostatevi. CURZIO. O Dio, aiutame. RUFINO. Acostatevi piú alla porta. CURZIO. Che te hanno detto? RUFINO. Adesso vengono a oprire. CECA. Entrate, olá! Non fate rumore.

Ordinò alla Vittorina di far entrare il commendator Kloss nel salotto. Poi si avvicinò, si curvò per dire al marito: Vengo subito.... e uscì chiudendo bene l'uscio della camera, chiudendo bene anche gli usci delle altre stanze che mettevano nel salotto.