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Aggiornato: 5 giugno 2025


Basta, er capoccia De la fabbrica e io co' un questurino Je lassassimo sopra a un tavolino Quello che je trovassimo in saccoccia: 'Na pippa rotta, un metro, un fazzoletto, Du' bijetti der Monte, du' cartate De mózze e tre giocate ar numeretto. Anzi, ner venì' via co' l'antra gente, , pe' scrupolo, furno rigiocate; Ma, me ricordo, nun ce venne gnente. Ma intanto, guarda si cos'è la vita!

Oh, sonanu! E cu' veni ora? Peppi Nappa? Eh, ancora nn'avi a veniri fudda! Cc'è macari don Cola Mecciu. Haiu una curiusit

Sempre inginocchiati, si presero per mano e recitarono il rosario: Elisenda sospirava Kirie Eleison, Estebano rispondeva Christe Eleison, e le grane delle avemarie scorrevano lievi lievi fra le dita tiepidamente intralciate. Quand'ebbero finito, Estebano intuonò: Veni de Libano, sponsa mea, veni, e nel suo canto s'udivano le vibrazioni dei sorrisi e delle lagrime.

N' 'a sintisti, ca ci arrivan l'ordini di partiri subitu?... E siccomu iddu va a Biancavilla, Saru a Troina, 'a linia è tutt'una.... E a mia mi lassati sula, povira vecchia?... Si nni veni ccu nui!... Iddu stissu, 'u dissi: chiddu ca basta ppi dui, bastir

Si nni veni ccu nui!... Chiddu ca basta ppi dui bastir

Intanto il sottoprefetto, sicuro del fatto suo, aspettava la lettera del Prospero. Il giorno stesso in cui il futuro commendatore era stato a prender congedo, per accompagnare la sua bella nepote a Milano, egli scriveva al ministro questa lettera confidenziale: "Ho l'onore di annunziare a Vostra Eccellenza che la faccenda procede benissimo. Il duca di Francavilla ha fatto il viaggio di Cesare: veni, vidi, vici. Quest'oggi la ragazza è partita per Milano, dove rimarr

fermo s’affisse: la gente verace, venuta prima tra ’l grifone ed esso, al carro volse come a sua pace; e un di loro, quasi da ciel messo, ‘Veni, sponsa, de Libano’ cantando gridò tre volte, e tutti li altri appresso. Quali i beati al novissimo bando surgeran presti ognun di sua caverna, la revestita voce alleluiando,

PRUDENZIO. Immo, in via publica te volemo vapulare. MINIO. Ecco Malfatto, mastro. PRUDENZIO. Veni, accede, ambula. MALFATTO. , , lo farò; misser . LUZIO. Oimè! oimè! oimè! PRUDENZIO. Malfatto, non odi, no? Vien qui. MALFATTO. Oh! parlate, parlate, ché non ve adormirete. PRUDENZIO. Camina, dico. LUZIO. Oh mamma mia! MALFATTO. Che volete adesso? PRUDENZIO. Piglia costui a cavallo.

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