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Ella aveva tale accento di terrore, le sue reticenze erano così affannose che io tremavo a verga a verga come preso dal p

Trasalii; anch'io ne avevo spesso dopo Assmannshausen, ma li cacciavo come pensieri maligni. Se Violet mi pareva pallida e dimagrita, cercavo persuadermi che fosse per effetto di tante agitazioni passate, non volevo confessare a me stesso che ogni mattina, recandomi da lei, tremavo di trovarla malata. Ora le chiesi se si sentisse male, protestai di non voler salire al Drachenfels.

Io tremavo come una foglia, la scala era assicurata, ed io incominciai a salire. Ad ogni scalino che mi avvicinava al balcone distinguevo più chiaramente i lineamenti della contessa. I suoi occhi leggiadri mi guardavano con affettuosa espressione, le sue labbra si atteggiavano ad un mesto sorriso.... ed io salivo sempre.

Ecco perché spiante nell'ombra allo spiraglio della stiva, intravvedendo la bieca fantasmagoria di martirii che ti accennai, tremavo; quello era l'ignoto. Ecco perché la sferzata precisa ed evidente del pastore d'uomini mi aveva ridonata la calma e colla calma la forza.

Dopo cena mi chiamò seco al solito nella sua camera, lasciando il cavaliere che doveva dormire in castello, col conte e con mio padre. Ed eccomi di nuovo al mandolino ed eccola di nuovo distesa sul canapè, gli occhi chiusi, attentissima. Io tremavo m’avesse a ringraziare della mia bugia locchè m’avrebbe messo in imbarazzo; ma non ne disse parola. Mi godevo l’orgoglio d’avere un secreto con lei, di sapermela tacitamente riconoscente. Ma, quando fui per andarmene:

Io tremavo, al sentire mani unghiate di ghiaccio pettinarmi a piccoli strappi i capelli, che mi stavano ritti sulla testa! La mia Anima accanto a me, sommersi gli occhi nel sogno, borbottò, come una mendicante allucinata: Vedi? Questa bevanda ha la soavit

«Il villaggio giaceva sepolto sotto un lenzuolo di ghiaccio, e il silenzio della notte non era turbato che dal rumore del torrente, dai sibili del vento e dai latrati di qualche cane di masseria che sentendomi passare usciva dal casotto. «Io tremavo avvicinandomi alla povera capanna dove era trascorsa la mia infanzia. Tutto a un tratto sentii il sangue affluirmi al cuore, alla testa, dappertutto.

Non erano le vostre lettere d'una volta egli replicò le vostre lettere belle, serene, trasparenti come l'anima vostra, come la vostra fisonomia... Nell'aprirle tremavo... Sentivo che qualcheduno s'era posto fra noi... sentivo che non mi dicevate tutto... Era meglio non dirmi nulla... o dirmi tutto... Gi

Ci appressammo. Io tremavo forte, dentro di me, come se mi accingessi a una profanazione. Andavo in fatti a profanare una bella e grande cosa; andavo a chiedere la paternit

«Una sera, nove giorni dopo che avevo scritto a Welfard, ero pronta per andare al teatro, quando mi venne recata la sua risposta. «Tremavo di speranza nell'aprirla. Tutte le espansioni della mia lettera mi si affacciarono al pensiero, reclamando in ricambio una parola appassionata.