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Aggiornato: 21 giugno 2025
Un giorno, sulla strada da Tivoli a Subiaco, mentre la brigata aveva fatto un alto, Lina, avendo scoperto, vicino al sito un bell'albero di fichi, disse a Marzia: «Io monterò su quest'albero a mangiare dei fichi, e te ne getterò la tua parte». Marzia, che non voleva esser da meno in agilit
Addio, cascate di Tivoli; invano il vostro Genio tenta abbagliarmi coll'iride, che mandano gli zampilli dell'acqua rotta su gli orli dello abisso: voi non avrete gli onori di altri canti.
I tre fratelli Catillo, Cora e Tibur o Tiburto erano figli di Anfirao di Argo; venuti dalla Grecia in Italia, costruirono Tiburi o Tivoli. Cora fu anche, a quanto si dice, il fondatore di Cori: questa è la seconda leggenda sull'origine della citt
Lo Stato della Chiesa era stato ripartito in zone militari: Viterbo, Civitavecchia, Tivoli, la Sabina, e Campagna e Marittima (Velletri e Frosinone). Queste formavano insieme una mezza divisione sotto il comando del generale De Courten; l'altra mezza divisione, un duemila uomini, risiedeva a Roma, sotto il generale Zappi. Nelle citt
Raynald, Ann. ecc., 1284, §. 10. Ibid., 1283, §. 40. Il breve al principe Carlo, posteriore al fatto, è dato il 22 aprile 1284. D'Esclot, cap. 115, riferisce la risposta dei Veneziani. Raynald, Ann. ecc., 1285, §. 63 e 64. Quivi si legge la bolla di Onorio, data di Tivoli il 4 agosto, anno 1. Raynald, Ann. ecc., 1283, §. 40, nel detto breve del 22 aprile 1284. Saba Malaspina, cont., pag. 418.
Ecco ora un nuovo spettacolo sorprendente! Scaturiscono dai due lati del Pincio cascate di fuoco, onde fumanti, fosforescenti, che producono precisamente il rumore di una caduta d'acqua, e sono una riproduzione stupenda e naturalissima delle cascatelle di Tivoli.
Il dì dei morti passò in rivista parte dei volontari, che malgrado la fame e la spossatezza elettrizzò al combattimento, e diede ordine che il mattino seguente all'alba si partisse per Tivoli.
Intanto, giungendo i giorni del massimo caldo, s'era proposto uscir da Roma per alcun giorno e recarsi al suburbio di Tivoli in compagnia di taluni di que' magnifici signori romani. Da qualche tempo, non era ragione di vita in cui potesse durarla più di due o di tre giorni. Era un assiduo mutare e rimutare d'occupazioni, era una continua fuga da quegli oggetti de' quali era pure andato in cerca, era un'apatìa melensa involuta in un'operosit
Cotesta compagnia, più che di cavalcata viaggiatrice, aveva sembianza di associazione di qualche illustre defunto. Uscirono dalla porta di San Lorenzo, e tenendo sempre la strada Tiburtina giunsero a Tivoli.
Le sue sponde sono ricche di splendide piante, di ameni prati; vi sono viottoli ombrosi, angoli solitari, fiori in abbondanza; questo parco è, in una parola, un piccolo Tivoli, è un paradiso delle Ninfe, dove sarebbe un vero incanto passeggiare, riposare, leggendo e fantasticando liberamente.
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